Una lettera indirizzata a tutte le istituzioni nazionali, regionali e locali per porre un fascio di luce sulle scarse condizioni di sicurezza e salute in cui operano i lavoratori immigrati, che si occupano della raccolta ortofrutticola nella zona di Nardò.
È quella scritta dalle Segreterie provinciali della Flai e della Cgil di Lecce, al termine di numerosi sopraluoghi effettuati durante lo svolgimento della normale attività sindacale tra i braccianti. Secondo quanto si evince dalla missiva questi prestatori d’opera “Essendo a tutt’oggi, sprovvisti di un luogo in cui sostare e alloggiare, hanno trovato riparo in un’area dismessa, denominata ex falegnameria e che, lo scorso anno, nel mese di luglio, fu anche oggetto di ispezione e sigilli da parte delle autorità sanitarie. L’area, appare sovraffollata e in evidente stato di abbandono e degrado”.
Un degrado dei luoghi molto avanzato, fanno sapere le segreterie. Sul posto sono allocati, infatti, tantissimi materassi e i disagi si registrano sia dal punto di vista igienico-sanitario che da quello della sicurezza logistica.
Nell’epistola vengono manifestati, poi: “Fondati timori che la struttura possa all’improvviso cedere, crollare, rovinare, provocando drammatiche conseguenze per la vita di centinaia di persone”.
Da qui Flai e Cgil si appellano al: “Senso di responsabilità dei soggetti a cui è indirizzata la lettera che non può non tenere conto di una situazione ai limiti dell’emergenza umanitaria, che, purtroppo, si ripete anche quest’anno e che avremmo sperato di non dover denunciare per l’ennesima volta”.
Poi, arriva una constatazione con un punta di critica quella che: “Al momento, nonostante gli annunci fatti durante i tavoli tecnici svoltisi nel nostro territorio a inizio stagione, risultino tutt’ora disattesi tutti gli impegni presi dalle istituzioni del luogo, in primis dall’amministrazione della città di Nardò, in particolare in merito alla allocazione di una tendopoli, che è bene considerarsi solo una soluzione di emergenza e non normalizzata, dotata di ombreggiatura, di servizi igienici e di acqua potabile, e alla strutturazione di sportelli per i “servizi alla persona” nei pressi della ex masseria Boncuri, quest’ultima, oggi, in totale abbandono e non utilizzata per l’accoglienza.
Neanche questa volta l’Amministrazione comunale è stata disposta a mettere in piedi alcuna sinergia con la Regione Puglia, né a valutare alcuna proposta della Cgil finalizzata a eliminare i ghetti e a depotenziare l’influenza dei caporali nella zona, favorendo concrete azioni di accoglienza e di inclusione dei lavoratori stagionali.
Riteniamo inutile sottolineare che i suddetti lavoratori, non avendo alternative dignitose, sono costretti a sostare in un’area pericolosa e pericolante, come quella della ex falegnameria, o in altri siti di fortuna dispersi nelle campagne, correndo seri rischi dal punto di vista igienico-sanitario e della sicurezza, nonché a sottostare al ricatto e alle vessazioni di caporali etnici o di altre intermediazioni illecite”.
Al termine della missiva, infine, giunge la richiesta: “Chiediamo di intervenire quanto prima nell’interesse dei lavoratori e del territorio, atteso che si contano, disseminati nei casolari delle campagne circostanti, almeno 200-250 lavoratori stagionali in attività o alla ricerca di lavoro”.