Con il passare dei giorni sono tanti i sindaci italiani che hanno deciso di schierarsi al fianco di Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo che, come forma di protesta contro il decreto sicurezza e immigrazione fortemente voluto da Matteo Salvini, ha deciso di sospendere l’applicazione dell’articolo 13, che nega la possibilità di iscriversi all’anagrafe – e conseguentemente di ottenere la residenza – ai possessori di un permesso di soggiorno.
La schiera dei “disobbedienti” che ci tengono a sottolineare di non considersi tali, intanto, cresce: Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e candidato alla guida del Pd, ha espresso la sua “vicinanza” a Orlando che ha deciso di sfidare apertamente il vicepremier e Ministro dell’Interno per difendere i principi dell’accoglienza.
Anche Mimmo Lucano è “d’accordo” con il primo cittadino di Palermo. Luigi De Magistris ha dichiarato che Napoli sarà schierata dalla parte dei diritti sulla questione dell’iscrizione all’anagrafe. E se non bastasse, è pronta ad aprire il porto per accogliere i 32 migranti a bordo della Sea Watch.
“Ribelli”, come sono state soprannominate dai media, anche Pescara, Fiumicino e Reggio Calabria, Parma e Milano.
La posizione del sindaco di Copertino
In queste ore si è aggiunta la posizione di Sandrina Schito, alla guida della città del Santo dei voli, che si unisce alla voce degli altri Sidaci italiani.
«Le norme del decreto, così come scritte nel testo di legge, non tutelano i diritti inalienabili: soprattutto il diritto alla Salute ed all’educazione ed istruzione dei bambini e non garantiscono la sicurezza nelle comunità», spiega.
«Condivido e sostengo la posizione espressa dal Sindaco Antonio Decaro, Presidente Anci e la Commissione Immigrazione della stessa, che già prima dell’entrata in vigore della legge, aveva manifestato unanimemente riserve sul provvedimento in oggetto. L’esperienza nelle nostre comunità ha permesso di constatare quanto il modello Sprar, tra quelli sperimentati, sia quello che riesca a coniugare le esigenze di sicurezza con quelle del rispetto dei diritti fondamentali dell’essere umano. È per tale ragione che sono convinta che debba essere ridiscusso il decreto stesso a livello legislativo, poiché così come formulato non può che portare ad effetti negativi sulla sicurezza delle comunità», sostiene il Sidaco secondo cui è necessario che il Ministro Salvini incontri ed ascolti con attenzione le voci di chi sta manifestando delle riserve.
E Lecce?
Il primo cittadino di Lecce, Carlo Salvemini, in un lungo post su Facebook, ha voluto spiegare i motivi per cui sostiene le posizioni dei sindaci che stanno alzando la voce, ma non “disobbedisce”.
«Dell’iniziativa di Orlando e altri sindaci apprezzo lo spirito e le preoccupazioni – fondatissime – che la animano. Non ritengo però che un tema così delicato possa essere affrontato – proprio per la rilevanza della questione che pone – nella solita cornice di contrapposizione mediatica. Il previsto divieto di iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo non lo si annulla con iniziative simboliche: in un stato di diritto i sindaci non possono esimersi dall’applicare la legge, né possono obbligare funzionari comunali a farlo» si legge.
Il reato che potrebbe essere contestato ai Sindaci che non rispettano il decreto è l’abuso in atti di ufficio senza contare che il comune che guidano rischiebbe anche la revoca dei finanziamenti governativi per l’accoglienza (Sprar).
Salvemini, insomma, considera la legge dannosa e sbagliata, ma come tale dovrebbe essere contestata con gli strumenti della lotta politica e non della disobbedienza civile. «Deve essere la Corte Costituzionale – sostiene – a pronunciarsi definitivamente sulla sua costituzionalità».
«La vera sfida – conclude Salvemini – è combattere in parlamento e nell’opinione pubblica le scelte del governo senza cadere nella trappola populista»