Raffaele Fitto intervistato da Gad Lerner nel programma «Fischia il Vento» in onda il mercoledì alle 21.30 su la effe e Repubblica.it, ha ribadito la sua posizione «Accanto a Berlusconi è cresciuta una classe dirigente che va valorizzata e non mortificata»
Il concetto è quello già noto ma Raffaele Fitto lo ripete con più forza ai microfoni di Gad Lerner nel suo programma «Fischia il Vento» in onda il mercoledì alle 21.30 su La Effe tv e Repubblica.it. Intorno a Silvio Berlusconi ed insieme e grazie alla sua leadership si è consolidata una classe dirigente che non può avere come massima aspirazione quella di recitare perennemente il ruolo degli Yes Man. Questo il senso delle parole del candidato alle europee «Il nostro Partito – ha detto Fitto- è un partito complesso, sicuramente un partito carismatico, che intorno al Presidente Berlusconi in questi anni è cresciuto e si è consolidato, ma…intorno a lui, però, è cresciuta una classe dirigente che ha avuto la grande opportunità grazie alla sua leadership e al suo consenso di mettere in campo la sua competenza e la sua preparazione. Noi siamo tutti all’interno di un partito nel quale senza la sua leadership e il suo consenso non ci sarebbe stata questa esperienza, questo è il dato di partenza ma esiste un gruppo dirigente che va valorizzato e non mortificato»
Insomma, a passare per uno dei miracolati o delle miracolate dell’ex Cavaliere di Arcore il parlamentare magliese proprio non ci sta. E del resto come non considerare l’esperienza di Forza Italia e del Pdl se non come un mix riuscito tra politici che avevano radici profonde ed esperienze sui territori di provenienza che hanno valorizzato alla Corte di Silvio e, invece, sconosciuti e parvenu che hanno vissuto di luce riflessa portando nei casi migliori conoscenze e competenze professionali nel caso peggiore figuracce alle quali si doveva correre per rimediare.
Berlusconi è stato il collante di tutto ciò: ha dato ruoli ed incarichi a politici di lungo corso che senza di lui non sarebbero arrivati a ricoprire i ruoli politicamente strategici che hanno ricoperto e giovani e giovanissime trasformate in parlamentari con la stessa fortuna degli oggetti toccati da Re Mida. Fitto ovviamente appartiene alla prima schiera e poiché, anche per carattere pensa di aver preso in misura esattamente proporzionale a quanto ha dato, non se la sente di dire sempre di sì e ritiene che il suo apporto al Partito non può essere svilito sull’altare di un nuovismo in base al quale si premiano non quelli che portano i voti ma quelli che piacciono a Silvio.
Mentre Angelino Alfano abbandonava la barca e si costruiva la sua storia, nel momento più difficile di Berlusconi, Fitto si ritrovava a cantare e a portare la croce nel partito, salvo poi vedersi ricompensato con nulla. Superato persino dallo sconosciuto Giovanni Toti, lui che con l’invenzione della corrente dei lealisti aveva superato lo scontro tra falci e colombe in Forza Italia. Adesso l’ha spuntata, si candiderà alle europee e ci metterà la faccia. Bene o male che vada la competizione elettorale.
Di Fitto tutto si può dire tranne che non giochi in prima persona. Se avrà un grande risultato alle Europee batterà i pugni sul tavolo e….altro che Giovanni Toti. Ma se Forza Italia dovesse perdere, l’ex ministro magliese, malgrado la giovane età, sarebbe costretto ad un auto-rottamazione veloce e che solo qualche tempo fa sembrava impossibile.