Il dato del referendum fa ancora tanto rumore. Ed è inevitabile. La sonora bocciatura della riforma costituzionale fortemente voluta dal governo di Matteo Renzi non solo sta avendo pesanti ripercussioni a livello nazionale con la crisi di governo aperta dalle dimissioni annunciate dal premier, ma come un’ondata, i suoi effetti si stanno propagando anche sui singoli territori.
Non è da meno, naturalmente, il Salento. Il post-voto ha già iniziato a far vedere le sue conseguenze tra Lecce e provincia: adesso c’è solo da attendere la resa dei conti definitiva. Il tutto con all’orizzonte le prossime amministrative fissate in primavera. Il centrodestra continuerà a restare unito sulla scia del ‘No’? Il Movimento 5 Stelle cavalcherà l’onda del dissenso? E cosa accadrà nel centrosinistra? Tante le domande, tanti i dubbi.
Il dibattito si è già infiammato: anche nei singoli comuni. Dopo il voto è arrivata l’analisi dell’onorevole Salvatore Capone, parlamentare del Partito Democratico, sostenitore arcigno della riforma. Capone lo dice subito: ‘io non cambio idea. La Riforma costituzionale – afferma – era un’occasione di modernizzazione e semplificazione del governo delle cose: un passo avanti importante per l'Italia e una prova di affidabilità internazionale. L’ho detto in queste settimane e lo ripeto ancora oggi. Un’occasione che il Paese ha deciso di non perseguire. Sono convinto che il punto si tiene anche quando si perde’.
Non sfugge al commento dell’onorevole dem il dato sulla grande affluenza alle urne. ‘L’enorme partecipazione – chiosa – il grandissimo coinvolgimento registrati nell’appuntamento referendario costituiscono un dato assolutamente positivo, indipendentemente dall’esito del Referendum. Sono una grande prova di democrazia e come tale va salutata. Per questo ringrazio l’impegno dei tanti anche nel Salento – cittadini, militanti del partito democratico, giovani, amministratori, sindaci – che hanno voluto sostenere la Riforma e le ragioni del Sì’.
Che il dato, però, abbia assunto un connotato fortemente politico è sotto gli occhi di tutti; anche Salvatore Capone lo sa. ‘Il 40% dei voti è un risultato importante per il PD che conferma il dato delle Europee avendo dinanzi un fronte variegatissimo in cui solo qualche ingenuo può immaginare che una percentuale consistente sia avocabile alla dissidenza interna. Al più relegata a un ruolo irrilevante anche alla luce del risultato salentino.
E’ evidente che i vincitori di questa battaglia referendaria sono, senza mezzi termini, Grillo e la destra populista. Non ne vedo altri. E credo che questo debba essere oggetto di discussione e riflessione nel Paese e nel Pd a tutti i livelli. Se questa riflessione e questa discussione saranno “vere” e avranno al cuore le questioni concrete che il voto consegna, il Pd avrà ancora un futuro.
Per questa ragione – prosegue – lascio la bassa macelleria ad altri e così l’evidente tentativo di lucrare su numeri che invece ci consegnano altre complessità. Dico di più: se nella sede di Via Tasso si insedierà questo ulteriore gioco al massacro, come da tempo abbiamo registrato e soprattutto in queste ultime ore, allora qualcuno – e in particolare chi lo guida – se ne dovrà assumere, lo ripeto ancora una volta, fino in fondo la responsabilità. E’ illuminante, rispetto alle miserie di alcuni, che mentre altrove si pratichino riflessioni non rissose, qui nel Salento qualche mestatore di ultima istanza, qualche padroncino della casa comune e qualche suo suddito, riaprano il giro di valzer della notte dei lunghi coltelli, con litanie e toni che appartengono al ridotto di qualche caminetto’.
Dall’opposizione, però, iniziano a piovere accuse. In tutti i comuni salentini il No si è imposto in maniera perentoria e qualcuno si domanda se in cabina elettorale ogni elettore sia andato oltre la riforma, oltre Matteo Renzi, e abbia voluto “colpire” anche una parte della classe dirigente locale.
‘La straripante vittoria dei No anche in provincia di Lecce e in Comuni come San Cesario – dove ha raggiunto addirittura il 68% – non può essere ascritta a nessuno in particolare perché frutto di una mobilitazione di popolo ampia e, soprattutto, libera. Se però non c’è il nome dei vincitori, c’è quello degli sconfitti’. Questo il pensiero di Fernando Coppola (Vicepresidente della Provincia di Lecce e Consigliere Comunale a San Cesario) e del suo collega a palazzo in Piazza Garibaldi Massimo Liaci.
‘L’onorevole Salvatore Capone e il sindaco Andrea Romano. Entrambi sono stati tra i principali e più attivi frontman del Sì, che però nel loro Comune ha fatto registrare uno dei peggiori risultati della provincia fermandosi addirittura a un misero 32%. Se è vero – com’è vero – che negli altri Comuni dove il fronte del Sì ha fatto analoga campagna elettorale la sua sconfitta è stata meno pesante, è evidente che a San Cesario gli elettori hanno anche voluto esprimere una sonora bocciatura nei confronti dell’amministrazione guidata proprio da Romano’.
‘Se Capone – concludono i due – vuole avere l’ardire di commentare il disastroso risultato del Sì, cominci dal dato di “casa propria”: scoprirà che assieme al suo Sindaco non ha più il gradimento dei cittadini di San Cesario’.