«Mortificante! Non trovo altri aggettivi per definire la situazione di stallo del centrodestra in attesa delle prossime Elezioni Regionali, dopo 15 anni di ripetute sconfitte che hanno consegnato la Puglia al malgoverno, facendo perdere ogni treno che porta alla crescita e allo sviluppo».
Scoppia la polemica in casa Lega in questi giorni di febbrile organizzazione all’interno del centrodestra che ancora non ha scelto il candidato di coalizione per le Regionali del 2020. E a lanciare la pietra nello stagno è, al solito, quella fetta del partito capeggiata dall’ex coordinatore cittadino Mario Spagnolo che sembra proprio non avere buoni rapporti con Roberto Marti, il senatore salentino a cui il Carroccio ha affidato l’organizzazione del partito nel Salento e che gode di buoni, buonissimi rapporti con Luigi D’Eramo, il plenipotenziario mandato in Puglia da Matteo Salvini, in qualità di commissario, per seguire da vicino le questioni regionali.
Se Fratelli d’Italia, infatti, per bocca di Giorgia Meloni rivendica la Puglia al suo partito nella logica della suddivisione delle candidature regionali all’interno del centrodestra e candida apertamente Raffaele Fitto al ruolo di Governatore, i leghisti si mettono di traverso e chiedono la postazione. Ma l’impressione di molti è che il niet a Fitto nasca soprattutto da cattivi rapporti personali, se non veri e propri risentimenti, dietro i quali non ci sarebbe un nome di peso da poter contrapporre.

Di primarie, del resto, nemmeno a parlarne da quelle parti e quindi ecco il braccio di ferro che sta scontentando molti, anche tra i leghisti della prima ora che avrebbero preferito, invece, l’immediata indicazione del nome per l’avvio di una campagna elettorale che rischia di partire male e in ritardo.
Del resto i grillini si stanno dando da fare con le regionarie e il centrosinistra il 12 gennaio incoronerà uno tra Emiliano, Palmisano, Gentile e Amati (la vittoria del presidente uscente non dovrebbe essere in discussione e si tratta più che altro di stabilire la percentuale del successo).
«È incredibile – scrive in una nota Mario Spagnolo – che ancora non si sia individuato un candidato presidente e che tutti insieme, da vera coalizione, non ci si dia da fare per supportarlo e sostenerlo contro tutto e contro tutti, raccogliendo il malessere dei pugliesi, stanchi ormai di vedere i tristi spettacoli a cui assistiamo da anni. Nulla! Apprendiamo dalla stampa, non avendone mai discusso nelle sedi deputate, che la Lega, il nostro partito, si sarebbe messa di traverso alla candidatura di Raffaele Fitto. Il tutto mentre il centrosinistra riscalda gli animi con primarie di facciata che più di facciata non si può e con candidati sparring partner che si sacrificano sull’altare di Emiliano nella nostra coalizione invece di seminare il seme dell’entusiasmo si continua a coltivare la pianta della zizzania».

Raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione, Spagnolo getta acqua sul fuoco. Non vuole sentir parlare di una doppia linea politica nella Lega né tanto meno di spaccature o divisioni. «Chiediamo soltanto chiarezza nell’interesse dei pugliesi. Nessuno meglio di noi conosce il valore e i valori delle donne e degli uomini che in questi anni, anche in Puglia, sono stati accanto a Matteo Salvini. Ma la domanda sorge spontanea: se i nostri dirigenti hanno un nome credibile e spendibile, perché non lo fanno? Perché non lo sottopongono a tutti? Chi dinanzi ad un nostro candidato condiviso potrebbe fare un passo indietro? Se però quel nome non c’è, non esiste, non è pronto, per quali ragioni si continua a insistere con questa fissazione? Ci si rende conto che si rischia soltanto di perdere tempo e di rimanere indietro sul terreno elettorale andando incontro ad una sconfitta nefasta che lascerebbe la Puglia in mani incapaci per un ventennio? O è proprio questo che si vuole? Possibile che non si avverte il peso della responsabilità nei confronti dei nostri figli a cui stiamo consegnando un autentico deserto di opportunità?».
Parole dure, pesanti, che ovviamente hanno un unico destinatario, il senatore Roberto Marti con cui è notorio non corra buon sangue. E appena gli si fa notare che le sue parole potrebbero sembrare il frutto di un malessere personale per quello che a molti è sembrato un suo accantonamento, Spagnolo risponde piccato: «Non mischiamo questioni che non c’entrano! Il problema è un altro: a chi giova far serpeggiare l’idea di un centrodestra spaccato, in cui qualcuno ha già deciso di salire sul carro di Emiliano? Solo malelingue, vero? E se si tratta di malelingue, allora zittiamole subito!».

Del resto il discorso che Spagnolo non fa ma che è come se si ascoltasse in sottofondo qualche elemento di verità ce l’ha, eccome. È possibile che quella Lega che avrebbe potuto sostenere la sua candidatura a sindaco di Lecce nelle scorse primarie si è totalmente disinteressata convergendo su candidati di altri partiti mentre adesso che non ha un suo nome si rifiuta di valorizzare una candidatura di coalizione che potrebbe consentire di giocarsi la partita e provare a vincerla?
Spagnolo non lo dice ma è chiaro che il pensiero vada a quei giorni e alle voci di un asse tra alcuni esponenti del centrodestra e Michele Emiliano proprio in vista delle prossime regionali.

«Non c’è tempo da perdere, nemmeno un minuto! Si convochino le assemblee e i direttivi e si discuta alla luce del sole. Poi si scelga e si marci uniti e compatti. Perché chi ama la Lega sa che fuori dal centrodestra non c’è coerenza, non c’è buona amministrazione, non c’è vittoria!».
