Dopo 8 mesi di altalena, in attesa di trovare un equilibrio l’anatra si presenta sul palcoscenico con una gamba sola. La stampella che per lungo tempo qualcuno ha voluto consegnarle si è spezzata definitivamente.
Maggiore prudenza e una lettura corretta del dato delle urne, figlio di una legge elettorale di facili costumi, avrebbero risparmiato alla città mesi di incertezza e di flemma, a vantaggio di scelte decisive e determinate come quella di tornare al voto o quella, meno democratica e più conveniente, di tentare formule magiche merliniane per costruire intese su larga scala per dare ordine e governo alla bella Lecce.
La capitale del barocco che sognava di sganciarsi da quel ventennio di “prepotenti e arroganti” (ricordate gli epiteti sui social), ripiomba nell’incubo: e adesso? Torna Perrone, con tanto di Fitto e di Poli Bortone? E forse magari il re di Borbone?
C’è gente disposta a vendersi la casa pur di mantenere il dubbio di una città ingovernata basta che non la governi quel malloppo di figuri di prima. Tutti eletti dal popolo per 20 anni… Tutti eletti dai leccesi, si dovrebbe ricordare ma la risposta è che ‘allora la democrazia è una cazzata, uffa…’
E questi cittadini agguerriti non li soddisfa nemmeno sapere che la legge elettorale, che istruisce e forma i traditori, proprio quella legge ci ha portati nelle secche e nella sabbia di questi mesi, meglio pensare che davvero Lecce abbia voluto chiudere col passato.
Meglio illudersi e far finta di non vedere che la maggioranza al primo turno “sempre a quelli è andata” e che con i voti di quelli è stato eletto il nuovo sindaco.
Lo stesso Raffaele Fitto poche ore fa ha urlato il disprezzo per tutti coloro (tanti) che avrebbero tramato nottetempo per far perdere Mauro Giliberti, gli stessi che oggi, alla luce del sole, si sono accasati diversamente. Quelli che se avessero fatto le cose perbene, almeno normalmente, avrebbero chiuso la partita già nel primo tempo. Invece è arrivato un rocambolesco secondo tempo e poi 8 mesi di tempi supplementari, prima di vedere al VAR (TAR E Consiglio di Stato) che il sogno di tanti era solo un’illusione che prima o poi svanisce.
Adesso tutti farebbero bene a comprendere che la farsa è durata troppo e che sarebbe il caso di ripetere la partita con regole certe e a carte scoperte, magari impedendo ai guastatori di professione di manomettere il risultato ancora una volta, nottetempo.