
Soltanto poche ore e sarà più chiaro il destino di questa Consiliatura. Si discuterà, infatti, a partire dalle ore 11.00, presso il Tribunale Amministrativo di Lecce il ricorso dei consiglieri di centrodestra che, eletti al primo turno, si sono visti privati del seggio a “Palazzo Carafa” dalla decisione della Commissione Elettorale che ha seguito, invece, un’interpretazione della norma più in linea con l’esito del secondo turno e il criterio della governabilità amministrativa.
Ricorrenti in giudizio sono anche alcuni consiglieri di centrosinistra che, entrati in Comune per le decisioni della Commissione, vogliono difendere il loro posto acquisito. Il Sindaco Salvemini, invece, ha scelto di non costituirsi.
Riassunto delle puntate precedenti
Le elezioni comunali si erano concluse a Lecce con il raggiungimento della maggioranza al primo turno della coalizione di centrodestra che aveva sforato il 50% dei consensi. Al palo era rimasto il solo candidato Sindaco, Mauro Giliberti che, invece, quella fatidica soglia non l’aveva superata.
Al secondo turno i leccesi avevano scelto di farsi governare dal candidato di centrosinistra, Carlo Salvemini, che era così diventato primo cittadino del capoluogo.
Anatra zoppa Sì, anatra zoppa No
Lunghe erano state le discussioni nei giorni seguenti in merito alla composizione dell’Assise Comunale. Si era parlato, soprattutto, della possibilità che si verificasse a Lecce la situazione amministrativa della cosiddetta anatra zoppa, quella in cui un sindaco espressione di una coalizione non gode della maggioranza del suo stesso colore.
La decisione della Commissione elettorale presieduta dal Giudice Alcide Maritati era andata in senso opposta rispetto a quello che si aspettavano i consiglieri di centrodestra. Fulcro decisionale era stato il computo dei cosiddetti voti validi: secondo la commissione, infatti, dovevano essere sommati sia i voti validi del primo turno che quelli del ballottaggio. Secondo i consiglieri del centrodestra, invece, gli unici voti validi, avendo superato la coalizione il 50%, sono solo e soltanto quelli del primo turno.
L’Udienza
Tanti i presenti nell’atrio del TAR di Lecce in attesa della discussione. Ci sono gli avvocati delle parti e da ultimo è arrivato anche l’ex candidato sindaco Walter Ronzini: in udienza, infatti, si discuterà anche dell’esclusione dalla competizione elettorale del simbolo e della lista “MSI-Destra Nazionale”.
Ore 11.46: a pohi minuti dall’inizio della discussione arriva al TAR uno degli aspiranti consiglieri azzurri: si tratta di Giorgio Pala (lista Fratelli d’Italia). Presente anche Ciccia Mariano: anche lei ha proposto ricorso.

Ore 12.04: prende il via l’udienza dinanzi al collegio della Prima Sezione del TAR di Lecce, presieduto dal dott. Antonio Pasca.
Folto il pool di legali. “Le posizioni delle parti non sono chiare, sono chiarissime”, ha esordito il Presidente del TAR.
Ore 12.06: prende parola per primo l’avvocato dei ricorrenti, Pietro Quinto. A lui il compito di rappresentare le ragioni dei sei aspiranti consiglieri di centrodestra.
“Questa vicenda ha in origine un problema – attacca Quinto – La decisione della Commissione Elettorale è arrivata con tempi piuttosto lunghi rispetto alla data della consultazione, con un danno ai ricorrenti”.
“Ho letto la norma continaia di volte e l’espressione ‘già conseguito’ (il famigerato 50% ottenuto dalla coalizione di centrodestra, ndr) indica un momento temprale ben definito, quello cioè del primo turno. Il vocabolario della lingua italiana non offre altre letture”.
“Vi sono numerose sentenze – conclude Quinto – che supportano la nostra tesi. Ma del resto basterebbe guardare il dato elettorale per rendersi conto il candidato sindaco non eletto (Giliberti) ha conseguito 26mila voti, contro quelli del Sindaco eletto, soltanto 12mila: ciò vuol dire che se avessimo avuto l’elezione al primo turno comunque non ci sarebbe stato il premio di maggioranza”.
“A Potenza nel 2004 si è vissuta la stessa identica situazione. C’è una anatra zoppa perché è stata applicata correttamente la legge: chi ha proposto ricorso in Basilicata ha proposto la sommatoria dei voti nei due turni, primo e ballottaggio. Il Consiglio di Stato, però ha confermato la sentenza del TAR Basilicata addicendo che ‘la lettera della legge è chiara sullo sbarramento del 50% al primo turno. La governabilità deve cedere il passo al principio di rappresentantività‘”.

Ore 12.23: è il turno dell’avvocato Luciano Ancora. “Se per assurdo volessimo sommare i voti del primo e del secondo turno, per ottenere il premio di maggioranza servirebbe una percentuale pari al 90-95%, situazione impossibile. Altre che votazioni bulgare! Il principio, ribadito dalla Consulta, è chiaro: si favorisce la rappresentatività. A Lecce, numeri alla mano, ci troviamo un sindaco impopolare”.
Ore 12.31: si alza l’avvocato Baldassarre (difensore di Paola Gigante). “La Corte Costituzionale, nel 2014, ha espresso un principio chiaro: il contrappeso tra governabilità e premio di maggioranza è stato superato dal principio della rappresentanza, alla luce della possibilità del voto disgiunto. La Consulta in questo modo ci offre una interpretazione costituzionalmente orientata”.
Ore 12.39: dopo i ricorrenti, parola alla difesa. È il turno dell’avvocato Luciani. “L’interpretazione seguita dalla Commissione Elettorale è pienamente condivisibile. Sul fatto che il riferimento è solo primo turno siamo tutti concordi: ma l’espressione voti validi è da computare anche per il ballottaggio. La linearità del procedimento è ravvisabile anche dal fatto che la proclamazione degli eletti avviene dopo la conclusione di tutte le operazioni elettorali”.
“L’ipotesi anatra zoppa esiste, può succedere, ma bisogna valutare i casi in cui questa è ravvisabile. La Corte Costituzionale, pochi mesi fa, ha ribadito che la forma di governo comunale richiede la legittimazione del vertice, cioè del Sindaco, supportata da loghiche di stabilità da parte dell’assise rappresentativa, cioè del Consiglio Comunale”.
“Sulla questione Costituzionale – prosegue – ci viene detto che non abbiamo altri argomenti. Noi stiamo esercitando un potere garantito dall’ordinamento. Insito anche sul respingimento del ricorso”.
Ore 12.53: riprende la parola l’avvocato Pietro Quinto. “Se anche chi difende l’atto dell’Ufficio Elettorale chiede di valutare la sua legittimità… In Consiglio Comunale vi sono persone che non hanno titolo a sedere lì perché il Diritto è stato violato da un ufficio che forse ha confuso la sua funzione amministrativa con quella giudiziaria”.
Ore 13.04: dopo le conclusioni dei resistenti, l’udienza si conclude. Ora attesa per la decisione. Tre le strade percorribili dai giudici: clicca QUI e leggi quali.
La sentenza
Alle 18.35 è stata comunicata la decisione dei giudici: l’anatra è zoppa, accolto il ricorso proposto dal centrodestra che ora conta sulla maggioranza in Consiglio Comunale.