È finita come doveva finire, cioè come non poteva non finire. Carlo Salvemini ha provato in tutti i modi ad aggiungere in Consiglio comunale i numeri che una vittoria azzoppata non gli aveva attribuito.
Dopo Alessandro Delli Noci, per cinque anni importante assessore della giunta Perrone con cui ha vinto il ballottaggio, una volta conquistato Palazzo Carafa ha portato nel suo recinto tre consiglieri eletti nella lista creata dal senatore della Lega Roberto Marti realizzando un unicum a livello nazionale: quello di vedere dalla stessa parte esponenti del Partito Democratico ed esponenti del Carroccio. Per non parlare, poi, della presenza nella sua maggioranza di esponenti come Massimo Fragola che non ha mai nascosto le sue simpatie missine e che oggi, forse nell’ultimo consiglio comunale del Sindaco, prima di riservargli ripetute stilettate, ha voluto espressamente ricordare le vittime fasciste della strage di Acca Larentia.
Nemmeno Carlo Salvemini, che gode di una stima personale che valica i confini dei suoi sostenitori politici, poteva tenere in piedi una maggioranza così disomogenea. Così scomposta. Così politicamente sgrammaticata. Noi, da sempre, abbiamo pensato e scritto che il primo cittadino si sarebbe dovuto dimettere molto prima, una volta accertata l’abnormità del pronunciamento della Commissione elettorale, smentito sia dal Tar che dal Consiglio di Stato. È lecito che abbia preferito andare avanti con l’accordo stipulato con Prima Lecce, quindi con gli uomini e le donne del senatore leghista.
Ma quella che a molti era sembrata una operazione di trasformismo politico non ha prodotto alcun risultato. Non ha giovato al Sindaco, la cui autorevolezza è stata minata un giorno sì e l’altro pure. Non ha giovato all’azione della Giunta, apparsa sempre troppo impacciata. Non ha giovato alla maggioranza, ma nemmeno all’opposizione impegnata a programmare la campagna elettorale più che a lavorare per la città.
Che Salvemini si dimetta (quasi certo se ha convocato una conferenza stampa per le 16.00) o che il centrodestra si presenti compatto da un notaio (avrebbero appuntamento per quell’ora) non cambia la sostanza. Finalmente torna un po’ di chiarezza e saranno i leccesi a dire ciò che vogliono. A dire da chi vogliono essere amministrati, dando al contempo un giudizio sereno e severo sia sui venti anni del passato sia sui 18 mesi dell’ultima giunta.
Finalmente avremo un Governo che non opererà come Penelope, disfacendo di notte ciò che aveva elaborato di giorno, ma una Amministrazione resa autorevole dal voto popolare che risponderà ai cittadini guardandoli negli occhi. E adesso buona campagna elettorale a tutti.