Importante incontro nella giornata di ieri tra il Prefetto Claudio Palomba e una rappresentanza dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Lecce. Un appuntamento atteso tra i caschi rossi, alle prese, quest’anno più che mai, con l’intollerabile emergenza incendi.
Un’emergenza che sta costringendo i pompieri letteralmente agli straordinari e, troppo spesso purtroppo, dietro di roghi di ettari ed ettari di terreni, si cela sempre la mano dolosa dell’uomo. Ecco perché nei giorni scorsi gli stessi Vigili del Fuoco aveva indirizzato una lettera a Palomba dal contenuto più che eloquente: ‘Siamo esasperati’, in estrema sintesi.
Ieri, quindi, il faccia a faccia. I rappresentanti del Conapo, ad ogni modo, erano consci che in quel tavolo non si poteva discutere il problema cardine di tutta la vicenda e cioè l'attuale legge quadro sugli incendi boschivi. ‘Una legge – scrivono dal sindacato di categoria – che crea confusione nel coordinamento e comando delle emergenze a causa della frantumazione delle competenze istituzionali, della pluralità dei soggetti coinvolti, e dei costi di tutte le strutture incaricate della lotta, che il più delle volte operano senza una vera e propria organizzazione, poiché molteplici sono gli enti a cui viene affidato tale compito’.
Ecco allora che i pompieri hanno deciso di denunciare al Prefetto come la scelta di avere un coordinamento AIB a livello regionale sia è rivelata, a loro modo di vedere, strategicamente sbagliata poiché causa di confusione e ritardi: capita, infatti, che sullo stesso incendio di piccola entità vengano mandate più squadre di associazioni ed amministrazioni diverse perché il coordinamento è troppo distante. ‘Un coordinamento gestito a livello provinciale invece – propone Conapo – funzionerebbe decisamente meglio’.
‘Un cenno particolare – prosegue la nota diffusa al termine dell’incontro – deve farsi in merito all’assenza totale degli enti, locali e non (provincia, ANAS e comuni) rispetto alle attività di prevenzione e repressione relative alla lotta agli incendi boschivi e di sterpaglia. La Regione Puglia ha fornito un buon strumento legislativo che regolamenta molte delle attività umane che potrebbero essere causa degli incedi di sterpi e boschi di cui discutiamo, ed eventualmente consente di sanzionare i trasgressori. Ogni anno, da tempo, il CONAPO sollecita a mezzo di comunicati stampa gli amministratori locali ad attivarsi per produrre una buona attività di prevenzione, che includa anche il fondamentale aspetto educativo, nonché per la necessaria attività di repressione. In effetti, gli enti citati sono parte attiva, ma solo nel senso che le zone di territorio che dovrebbero curare rimangono per la gran parte abbandonate, diventando “attive negli incendi.
È naturalmente difficile far rispettare un divieto se si è i primi a non farlo! Ed è forse questa condizione psicologica che impedisce qualsiasi attività concreta di controllo, sanzionatorio e repressione da parte degli enti preposti? Di fatto, per chi brucia gli sterpi o non ha cura del proprio uliveto, essendo così causa di danni anche gravi a beni e persone, il rischio di subire una sanzione è veramente remoto’.
Ad ogni conto, dai Vigili del Fuoco è stato preso come un segnale incoraggiante il fatto che sia stato proprio il Prefetto a condividere quanto sostenuto e sollecitato sia durante un incontro a Bari presso la Direzione Regionale Vigili del Fuoco si allo stesso Ministro Angelino Alfano.
‘Abbiamo però evidenziato anche su altre questioni – proseguono – una su tutte la salvaguardia della salute del personale operativo. Il Ministero dell’Interno non fornisce i dispositivi di protezione individuale per gli incendi boschivi e le sterpaglie. Lo abbiamo richiesto più volte ottenendo solo i dispositivi per gli occhi, ma non altri ancor più importanti. Una vicenda surreale, se si pensa che per motivi analoghi, qualsiasi azienda privata sarebbe sanzionata seduta stante dallo Stato. Quello stesso Stato che, però, non avendo fondi da destinare all’uopo, lascia i suoi stessi uomini sprovvisti di una parte delle attrezzature per la sicurezza’.
E infine i problemi strutturali, purtroppo immancabili: ‘abbiamo sottolineato al Prefetto Palomba il deficit dell’efficienza della sala operativa e delle attrezzature disponibili. Anche in questo caso, si tratta di strumenti richiesti, invano, da anni. Ci sono poi le cifre a parlare, su 15mila interventi l’anno, 5mila, in provincia di Lecce, si svolgono soltanto dal 15 giugno al 15 settembre. Affrontare tutto questo con lo stesso organico è semplicemente assurdo.
Un logorio per gli operatori di sala operativa che si aggiunge al problema di essere completamente fuori dai parametri sanciti dal decreto legislativo 81 del 2008, per quel che concerne il lavoro sui terminali. Per esempio, venti minuti di pausa ogni due ore di lavoro e un numero massimo di ore settimanale e mensile. Sforiamo abbondantemente questi orari senza che l’amministrazione monitorizzi. E questo, sempre per il solito motivo: la coperta è costantemente corta’, conclude Conapo.
Un nuovo tavolo con la Regione, intanto, è previsto per il mese di settembre.