‘Sui rapporti tra politica e criminalità non può calare il silenzio’. Su Lecce è necessario accendere un faro


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«Le rivelazioni pubblicate, nei giorni scorsi, dalla stampa e dagli organi di informazione sui contatti tra uomini politici leccesi ed esponenti della criminalità o loro emissari non possono passare sotto silenzio. Non possono essere considerate come ordinaria amministrazione». Per questo, secondo Umberto Uccella, dell’Ufficio Politico provinciale del Partito Democratico, è più che mai necessario accendere un faro, come si diceva un tempo sulla città di Lecce, affinché si faccia finalmente luce.

La ‘relazione pericolosa’ tra gli uomini della malavita locale e una serie di personalità politiche sarebbe stata messa nero su bianco in un fascicolo sulle affissioni dei manifesti elettorali dell’inchiesta ‘Eclissi’ della Direzione distrettuale antimafia sullo sfondo delle elezioni del 2012. Nelle carte sarebbero emersi i rapporti che i clan leccesi avrebbero ‘tessuto’ con alcuni politici del Centrodestra sia nelle primarie che nelle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di quell’anno allo scopo di ‘ottenerne il consenso’ e condizionare, in favore dei ‘propri’ candidati, il voto in alcune zone della città, con particolare riferimento alle periferie e nelle zone 167.

«Si tratta di fatti di una gravità inaudita, che proiettano un’ombra sinistra su Palazzo Carafa e sull’insieme dell’attività deliberativa cittadina. E su cui sarebbe bene che gli organi dello Stato pongano la loro attenzione». Nei giorni scorsi, in città non si parlava d’altro tanto che Carlo Salvemini di Lecce Bene Comune aveva proposto di affidare l’affissione dei manifesti alla Lupiae, «per bonificare un settore inquinato e proteggere tutti da interferenze e intimidazioni». Per Paolo Foresio, capogruppo del Partito democratico, invece, è necessario «tornare ad affermare che Lecce non è in vendita e che è un’altra cosa rispetto ai metodi di fare campagna elettorale a cui abbiamo assistito finora». .

«Naturalmente, – si legge nella nota stampa a firma di Uccella giunta in redazione – la magistratura ha la propria autonomia e credo che non competa a nessuno contestare il fatto che non sia stato aperto alcun fascicolo. Ma, l’assenza di un’iniziativa della Procura non deve essere utilizzato come alibi. Da nessuno. Il fatto che non venga contestato ad alcun amministratore il reato di voto di scambio con l’aggravante di stampo mafioso, infatti, non deve indurre in errore. Tecnicamente, si può ritenere che non vi sia traccia di scambio, ma, al tempo stesso, è innegabile che un rapporto perverso tra politica e criminalità vi sia stato e, di conseguenza, che il rischio di un serio condizionamento dell’attività amministrativa sia più che fondato ed incombente».

A Squinzano, per una situazione analoga, un’apposita commissione di indagine aveva effettuato ogni rilievo necessario giungendo alle sue conclusioni, consegnate al Ministero dell’Interno. «Credo – prosegue Uccella – che vi siano tutti gli elementi che, per Lecce, si possa e si debba fare altrettanto».

«I nomi sono lì. I fatti sono narrati fin nei minimi particolari. Si intervenga, – conclude l’esponente dell’Ufficio Politico provinciale del PD – si faccia chiarezza sulle vicende inquietanti che sono emerse e si colpisca con la necessaria severità. Si difende così l’onorabilità delle istituzioni ed il buon nome della città».