Tap, la Regione Puglia ribadisce il ‘no’ in Conferenza dei servizi. Contrario anche il Mibac. Ma il gasdotto si farÃ


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Le parole del sottosegretario Claudio De Vincenti scansano ogni equivoco: il gasdotto Tap viene considerato ‘strategico e irrinunciabile’. La Conferenza dei servizi tenutasi oggi al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) – dove la Regione Puglia, presente seppur senza una proposta alternativa al punto d’approdo della struttura, aveva annunciato già da tempo il proprio parere negativo (peraltro ribadendo oggi il suo diniego all’intesa che serve per stilare l’autorizzazione unica del progetto, sottolineando come le criticità siano tutt’altro che risolte) – lascia presagire pochi dubbi. Inoltre l’opposizione al Tap da parte della maggioranza della popolazione e dei sindaci dei Comuni interessati (Melendugno in testa) è storia nota.

Per la presidenza del Consiglio sarà più semplice, adesso, dare il via al progetto. E ciò anche nonostante le criticità espresse in tempi non sospetti dal presidente Nichi Vendola. Sembra dunque confermata la posizione favorevole dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi rispetto al progetto del gasdotto, presentato da Trans Adriatic Pipeline, volto a traghettare il gas naturale dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio (Azerbaigian) e, potenzialmente, del Medio Oriente. Nel dettaglio si tratta di un’infrastruttura lunga 871 chilometri il cui approdo è previsto nella costa meridionale della Puglia mediante l’attraversamento dei territori greco (510 chilometri), albanese (151 chilometri) e il passaggio nel mar Adriatico.

C’è un però. Pare infatti che il Mibact (Ministero dei Beni Culturali) abbiano fatto mettere a verbale la mancanza dei requisiti necessari per ottenere l’autorizzazione paesaggistica (che, a dire il vero, già venne negata in sede di valutazione d’impatto ambientale). Stato e Regione (il cui parere risulta vincolante) non hanno dunque raggiunto l’accordo. Adesso la palla passa al Consiglio dei Ministri, che avrà compito di valutare l’intera questione, decidendo il dà farsi. In teoria dovrebbe venir convocato un Comitato paritetico per rintracciare una soluzione condivisa entro sei mesi. Ebbene, nell’occasione la politica pugliese dovrà illustrare un’alternativa valida all’approdo di San Foca.

Dalle prime dichiarazioni del Presidente del Consiglio della Regione Puglia, Onofrio Introna – riportate su Puglia Notizie, agenzia quotidiana di stampa del Consiglio Regionale della Puglia – emerge una richiesta a Tap, ovvero rispettare le vocazioni pugliesi: “L’incontro odierno ha visto il sindaco di Melendugno e la Regione Puglia confermare il ‘NO’ al progetto presentato dalla società TAP, che prevede l’approdo della pipeline sulla spiaggia di San Foca, uno dei punti di maggior pregio della costa pugliese. Ci auguriamo che prima di attivare l’arbitrato tecnico di cui si è assunto l’impegno, il Governo nazionale voglia dar corso al dialogo con le popolazioni che abbiamo sempre sollecitato, perché si possa individuare un approdo alternativo, meno impattante sul litorale salentino”.

Oggi dico a Renzi, che dirà sì alla Tap: siamo stanchi di subire”. Non usa mezzi termini Sergio Blasi, consigliere regionale PD, che prosegue, “Così come darà il via al gasdotto, allo stesso modo pretendiamo che si impegni a spegnere Cerano. Intervenga sulla vergogna ottocentesca della Centrale Federico II. Abbattiamo i fattori inquinanti che hanno portato questa provincia in cima alle classifiche di mortalità per tumori legati alla qualità dell’aria. La Tap è la goccia che farà traboccare il vaso della rabbia di un territorio che è stanco di prendersi tutte le fregature e di non ricevere alcuna compensazione”.

Non sono mancati i momenti di manifestazione del proprio pensiero contrario alla realizzazione del metanodotto che dall’Azerbaigian – passando dalla Grecia – porterà gas in Italia. Pare infatti che due individui ancora ignoti, stamattina abbiano raggiunto la sede salentina di Tap – situata in via Templari a Lecce – durante una riunione dei vertici aziendali. A chi ha aperto loro la porta è stato detto di riferire al dott. Giampaolo Russo, manager del consorzio, che il gasdotto non si farà. Né a San Foca, né in qualsiasi altro presidio.

I parlamentari pugliesi del MoVimento 5 Stelle ribadiscono una convinta opposizione al TAP in qualunque località. Dalle prime dichiarazioni rilasciate dal Presidente Introna a seguito della conferenza dei servizi presso il Mise, la giunta regionale ribadisce il “no” all'approdo a Melendugno ma un “sì” di fatto al progetto. “Se la Regione Puglia voleva realmente negare il progetto del gasdotto TAP poteva impugnare la legge di ratifica tra Italia e Azerbaijan nonché l’articolo 37 dello ‘Sblocca Italia’ relativo ai gasdotti – dichiarano i deputati pentastellati Diego De Lorenzis, Barbara Lezzi, Giuseppe L’Abbate, Emanuele Scagliusi, Daniela Donno, Lello Ciampolillo, Maurizio Buccarella, Giuseppe Brescia, Giuseppe D’Ambrosio, Francesco Cariello e Rosa D’Amato – Neppure sul decreto Sblocca Italia non si hanno ancora notizie di una impugnazione di fronte alla Corte Costituzionale, nonostante le diverse dichiarazioni di esponenti di spicco di PD e SEL, rilasciate nelle settimane scorse in opposizione all’art. 38 sulle trivellazioni. E comunque nulla viene detto dai rappresentanti di centro sinistra sull'articolo 37 riguardante i gasdotti. Ricordiamo che qualunque approdo del TAP aggraverebbe comunque l'impatto di emissioni e paesaggistico sul territorio pugliese e, pertanto, che sia nel leccese o nel brindisino, il gasdotto è inaccettabile”.

Quale l’alternativa secondo i 5 Stelle dunque? “Per non dipendere dal gas di Putin o di qualsiasi altro dittatore – concludono i parlamentari pugliesi M5S – la strategia europea, italiana e pugliese dovrebbe puntare sull’autonomia energetica attraverso fonti rinnovabili distribuite e diffuse con impianti di piccola e media taglia e la riconversione energetica degli edifici:  progetti che genererebbero molti più posti di lavoro rispetto le opere che vertono sulle fonti fossili.  In un Paese civile si dovrebbe pianificare il futuro e non correre dietro all’interesse odierno delle lobby delle fonti fossili. Chissà cosa ne pensa Michele Emiliano ma soprattutto cosa intende fare concretamente per opporsi al suo partito sulla questione”.

Si tratta di un momento cruciale dell’intero iter autorizzativo del Tap, dunque, in cui anche la nuova associazione “Oltre il vento” ha voluto assumere una posizione chiara: “Prendiamo atto della dichiarazione di fattibilità dell’opera dal governo per realizzare obiettivi di programmazione e di politica energetica nazionale ed europea,ma i tempi sono maturi per discutere anche di un riconoscimento economico e sociale ai cittadini salentini che comunque, volenti o nolenti, rischiano di subire l’impatto potenzialmente negativo dell’opera”. “La realizzazione del Tap rischia di essere l’ennesima imposizione calata dall’alto che necessita, quanto meno, di un risarcimento per i Comuni pugliesi interessati – propone Silvia Pispico, presidente di ‘Oltre il vento’- Tale riconoscimento può essere assegnato nelle forme più opportune attraverso, ad esempio, una riduzione della bolletta energetica e l’assegnazione di fondi specifici per il miglioramento della qualità dell’ambiente nel Salento, sempre passando, però, da una fase di concertazione che il governo è tenuto a  fare direttamente con i primi cittadini”.