Un ‘Lupo di mare’ a Palazzo. Giuseppe Petese si candida a sindaco:’Rispetto per la gente di Leuca’


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La politica, quando decide di partire dal basso, punta sempre alla rivoluzione. Culturale prima di tutto, poi connessa al ricambio degli amministratori. Alle prossime elezioni comunali, occhi puntati a ciò che potrebbe accadere a Santa Maria di Leuca, frazione di Castrignano del Capo. È già pronta, infatti, una lista civica che vuole prendere in mano la situazione del Comune appartenente al sud Salento. «Ridonare a Leuca quello splendore di una volta». Sono parole, queste, del signor Giuseppe Petese, persona del posto molto conosciuta, tanto da venir soprannominato “Lupo di Mare”. La motivazione? Viene spiegata dal diretto interessato stamattina, a  Leccenews24.it, durante una breve intervista telefonica:«Dicono che io sia molto bravo nelle operazioni di mare». Lui adesso fa parte di una cooperativa chiamata proprio “Lupo di Mare” che opera nell’ambito della ristorazione. Attività che dà seguito al ristorante gestito per anni da quel “Lupo di Mare” ora candidato a primo cittadino.

«Sono cinquant’anni che lavoro per il bene di Leuca, e gli unici ringraziamenti ricevuti riguardano quelli dei turisti», spiega sempre Petese a Leccenews24 .Turisti che, peraltro, lo conoscono soprattutto per una bellissima storia a lieto fine:«Una volta – racconta – ne salvai tre gettandomi in acqua nonostante il mare a “forza sette”. In cambio, mi regalarono una barca di ben 16 metri». Aneddoti a parte, pare che in piedi risulti già un programma politico piuttosto definito:«Chi siede sulle poltrone dei palazzi non ascolta noi cittadini. Bisogna far capire alla gente che un tempo eravamo i primi, ora invece siamo gli ultimi. Leuca è abbandonata ad un degrado disarmante e le persone che ci lavorano, dai piccoli commercianti ai pescatori, non merito affatto tale trattamento».

Esempio:«Esiste un ponte alto 15 metri nel nostro paese. Quando piove forte, lo spazio al di sotto crea una sorta di lago che occorre attraversare solo con una barca. In sostanza, siamo gestiti male.

Oltre che meritocrazia, ci vuole più rispetto – conclude “Lupo di Mare” – diamo dignità ai lavoratori del luogo, alle persone del luogo».