Una riforma costituzionale pensata male, scritta peggio e sostenuta con argomenti infamanti


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Da mesi tutti a dire che si deve pur cominciare a discutere del merito della riforma costituzionale. A dire la verità, però, sono i promotori della riforma ad avere l’onere di cominciare a discuterne il merito. Il fatto che ancora non comincino induce a pensare che non abbiano poi tanti argomenti di merito dalla loro parte.

A meno che non si voglia considerare argomento di merito quello per cui la riforma farà risparmiare somme favolose. Anche non considerando che i risparmi saranno a dir poco modesti, una Costituzione è una cosa troppo seria per poterne fare una questione di risparmi. Costituzione significa diritti e doveri, nonché poteri e contropoteri. Non si può ridurre la discussione sulla riforma a ragionamenti di carattere aziendalistico, ragionieristico. Stiamo parlando del documento che fa da base alla nostra convivenza, non del regolamento di questo o quel condominio.

Si diceva del merito, da cui siamo ancora lontanissimi. A tal punto lontani che le ultime uscite dei promotori della riforma, Boschi e Renzi, hanno dell’inverosimile. Chi ha letto e riletto la riforma e l’ha trovata mal concepita e scritta peggio, e l’ha trovata, in altri termini, pessima dal punto di vista mentale prima che dal punto di vista ordinamentale, non può che sentirsi letteralmente insultato dalla bassezza delle insinuazioni implicite, ma neanche troppo, in queste uscite.

Qualche settimana fa, quando faceva ancora troppo caldo per pensare, la Ministra per le riforme costituzionali, la stessa che aveva sfrontatamente tentato di schierare dalla sua parte i “veri” partigiani, proprio lei che sta facendo qualunque cosa pur di sostituire alla Costituzione partigiana, nata dalla Resistenza, una Costituzione votata da un Parlamento eletto con legge dichiarata incostituzionale, aveva proposto l’argomento che la nuova Costituzione aiuterà a combattere il terrorismo internazionale.

Ora, se lo ricorda la Ministra senza memoria costituzionale che abbiamo sconfitto il terrorismo interno, a colpi di leggi d’emergenza, sotto il vigore della Costituzione partigiana? Ma, a parte questo, che cosa vuole insinuare con questo argomento che il merito nemmeno lo sfiora? Che chi voterà “no” non voglia combattere il terrorismo internazionale? Che il sottoscritto e quelli che la pensano più o meno come il sottoscritto siano conniventi, per non dire peggio, con i fanatici che stanno insanguinando il pianeta in nome del vuoto che hanno al posto del cervello?

Ad ogni modo, ci eravamo appena ripresi da cotanto sforzo oratorio della Ministra che il Presidente del Consiglio ci ha graziosamente deliziati con l’argomento che la nuova Costituzione porterà cinquecento milioni di euro di risparmi, che potranno essere spostati sul fronte del contrasto alla povertà. Eppure, quando ha tirato fuori l’argomento, pochissimi giorni fa, non faceva più così caldo. Saranno i postumi del caldo di luglio.

Senza ripetere che una Costituzione è una cosa troppo seria per poterne discutere come si trattasse di lavori condominiali, è bene ricordare che la Ragioneria generale dello Stato stima che i risparmi portati dalla riforma saranno un decimo di quelli sbandierati da Renzi, che forse si fa fare i calcoli dal suo ragioniere personale o forse, più semplicemente, moltiplica per dieci le cifre ufficiali. Ma, a parte questo, che cosa vuole insinuare con quest’altro argomento che il merito nemmeno lo sfiora? Che chi voterà “no” non abbia a cuore la sorte dei più deboli, dei più sfortunati?

La verità è che la sorte dei deboli e sfortunati non può dipendere dall’esito del referendum costituzionale. La verità è che un Governo degno di questo nome deve trovare di che aiutarli a prescindere da tutto, prima di tutto. Altro che viaggi sull’aereo di Stato per assistere alle Olimpiadi e alle più svariate competizioni sportive in giro per il globo.

Renzi non si vergogna di strumentalizzare persino i poveri ai suoi disegni di riforma costituzionale e, soprattutto, di sopravvivenza politica. Non si vergogna, invece dovrebbe.
 
di Enrico Mauro