Sanità, report sulle liste d’attesa: miglioramento delle prestazioni nella Asl di Lecce


Condividi su

Si registra un miglioramento per quanto concerne le liste d’attesa nella Asl Leccese. Ben 22 su 26 prescrizioni (85%), al 31 ottobre 2014 risultano erogate in tempi più brevi, rispetto alla situazione fotografata il 31 dicembre 2013. Questo è quanto emerso dal report presentato dal manager della Asl, il 9 dicembre scorso, all’assessore alla Salute della regione Puglia. Non solo. Pare infatti che rispetto al 31 maggio 2014 – ovvero quando la Regione sospese l’erogazione delle prestazioni aggiuntive – i tempi di attesa hanno ricominciato ad allungarsi, pur mantenendosi  inferiori a quelli di riferimento del 31 dicembre 2013.

Evidentemente, la strigliata dell'assessore Pentassuglia – che il 4 dicembre scorso aveva minacciato pesanti provvedimenti nei confronti delle Asl che registravano ritardi e inadempienze nelle procedure delle codifiche e delle liste di attesa – pare che non riguardi la Asl di Lecce. Il report trasmesso all'assessorato descrive infatti una situazione più che soddisfacente. Molti medici di medicina generale, questo è stato rilevato, non crociano con la lettera P l'impegnativa.

A spiegarci nel tale passo in avanti ci pensa, attraverso una nota stampa chiarificatrice, l’Associazione ‘Salute Salento’: al 31 maggio scorso più della metà delle prestazioni Programmabili (crociate con la lettera P sulla ricetta), quindi  non Urgenti o Brevi (entro 3/10 giorni) e non Differibili (entro 30/60 giorni), sono state erogate in tempi inferiori a quelli del 31 ottobre scorso. Prova che le prestazioni aggiuntive sono servite a “raffreddare” i tempi di attesa.

Prestazioni che – va ricordato – non hanno carattere di urgenza o di precedenza. Ciò perché da quando sono stati introdotti i Rao (i cosiddetti criteri di priorità) accade che se il medico di famiglia non mette alcun codice di priorità sulla ricetta, la prestazione va intesa come P, ovvero programmabile e quindi lascia il posto a quelle con priorità Esempio: per una colonscopia ad un paziente non urgente, il report del 31 ottobre scorso indica un’attesa di poco più di 3 mesi, rispetto ai circa 5 mesi di dicembre 2013. Ancora un altro esempio. Per un’ecocolordoppler cardiaca serve attendere 3 mesi rispetto ai 6 mesi di prima. E l’ecocolordoppler dei tronchi sovra aortici si fa in 113 giorni, rispetto ai 14 mesi del 2013.

I tempi più lunghi, ancora oggi, si registrano – giusto per continuare con la scia degli esempi pratici – per una risonanza con mezzo di contrasto al cervello e alla colonna vertebrale (ben 351 giorni); muscoloscheletrica (216 giorni); alla prostata e vescica (397). Qui si tratta di prestazioni dove risultano numerosi i pazienti con priorità, che giustamente passano davanti agli altri.
Migliorati i tempi per una Tac, all’addome o al torace. Oggi si può ottenere la prestazione (parliamo sempre di pazienti non prioritari) in 76 giorni. A dicembre 2013 per una Tac all’ addome i giorni di attesa erano circa 200 e quasi un anno per la Tac al torace.

Le visite endocrinologica ed oculistica sono passate da quasi un anno a 3 mesi e 2 mesi rispettivamente. Deciso contributo, in termini concreti, è venuto dalle prestazioni a pagamento, in regime di libera professione. La parte del leone l’hanno fatta le visite  cardiologica (1.467 prestazioni), endocrinologica (2.015), oculistica (775), l’elettrocardiogramma (1.617) e l’ecografia all’addome (992). Ma anche le prestazioni aggiuntive, introdotte dall’assessore Elena Gentile, hanno avuto il loro peso. Soprattutto le Tac al torace (425) e all’addome (417), le visite cardiologica (2.108), oculistica (1.218) ed endocrinologica (752), l’ecografia all’addome (1.673) e l’elettrocardiogramma (2.107).