Che sarebbe stato difficile lo si sapeva. Vuoi la sindrome da qualificazione che da qualche competizione attanaglia la nostra nazionale, vuoi perché gli avversari sono proprio quegli svedesi che, in tempi non sospetti, ci rifilarono l’ormai celebre “biscotto” che ci costò, nel 2004, un altro europeo, vuoi perché i tifosi scandinavi, in netta superiorità numerica, e le loro maglie gialle sembrano quasi offuscare la presenza dei supporter azzurri all’interno dello stadio municipale di Tolosa.
Ma gli uomini, i “piccoli” uomini di Antonio Conte sanno che non si può sbagliare e, anche se dall’altra parte ci sono gli altissimi, possenti e biondi dei del Walhalla, bisogna dare il tutto per tutto.
Un primo tempo senza infamia né gloria: poche le azioni da entrambe le parti ma il possesso palla è nettamente a favore degli scandinavi che sembrano quasi voler imporre ai nostri ritmo e gioco.
Così non va. Manca qualcosa, quel più che contro il Belgio, martedì scorso, fece uscire la nostra nazionale da quel cono d’ombra in cui i presentimenti di molti e una certa stampa, nazionale e non, la aveva già condannata per ritrovarsela, poi, celebrata da tutte le più importanti testate sportive d’Europa.
Con il secondo tempo, la musica cambia nettamente: Conte deve aver dato una sonora strigliata ai suoi che provano a fare la partita e per una decina di minuti abbondanti ci riescono. Azzeccati anche i cambi del ct leccese (Zaza per Pellè al 59°, Thiago Motta per De Rossi al 74°, Sturaro per Florenzi all’84°). È il 71° della ripresa e un brivido percorre l’Italia dalle Apli alla Sicilia: Ibrahimovic sbaglia un goal praticamente fatto, anche se fuori gioco, sotto la porta di Buffon. Si potrebbe gridare al miracolo, ma anche ringraziare l’occhio attento del guardialinee che aveva già alzato la bandierina. Se l’italia non si sveglia adesso, il rischio di capitolare si fa concreto. E la sveglia, invece, suona dieci minuti dopo, allo scadere dell’81°: un cross di Giaccherini finisce dritto in area svedese dove ad attenderlo c’è Parolo: traversa. Anche gli svedesi hanno avuto il loro di miracolo ma pure "gli dei", adesso, tremano.
La palla termina in rimessa laterale per gli azzurri, proprio nella metà campo avversaria: è Chiellini a rimetterla in gioco dritta su Zaza che, allo scadere dell’87°, la colpisce di testa per Eder il quale capisce che questo è il momento, il suo momento, e non perdona!.
Azzurri in vantaggio, mancano ancora i minuti di recupero in cui gli svedesi cercano, più volte, di render pan per focaccia in una serie interminabile di ammucchiate sotto la nostra porta, forse i minuti più lunghi e interminabili di tutto l’incontro, un recupero che dura cinquanta secondi in più del previsto finché, dal polverone della battaglia, non si alzano i tre fischi finali dell’arbitro e solo allora si capisce che l’Italia ha vinto ancora.
di Luca NIGRO