20 squadre ok, ma alla fine vincono sempre le stesse, in un monologo tanto noioso quanto irritante. Lo scudetto che potrebbe conquistare il Napoli assomiglia molto ad un riscatto territoriale, per riportare un minimo, ma veramente un minimo, di equilibrio nel panorama calcistico nazionale.
Trattandosi di un gioco ognuno è libero di tifare per chi vuole, ma un vecchio saggio ricorda che c’è della perversione nel tifare per la squadra di una città che non è quella in cui vivi o sei nato. Purtroppo però per gioire della vittoria di coppe e trofei bisogna affidarsi a difficoltosi volteggi in giro per l’Italia, perché se si nasce in periferia o a sud del Rubicone, ti tocca pane e cipolla a vita. Insomma o non vinci mai o comunque molto raramente.
Basti pensare che negli ultimi 50 anni (si legga mezzo secolo) solo 6 volte (dico sei) lo scudetto si è fermato al centrosud (Roma 1983 e 2001, Lazio 1974 e 2000 e Napoli 1987 e 1990), un po’ poco per rendere giustizia all’idea di uno sport, patrimonio della nazione.
Se il Calcio unisce, l’albo d’oro divide, perché l’Italia è lunga e circoscriverla soltanto ad un paio di regioni è non solo profondamente triste, ma anche ingiusto.
E allora risparmiandoci (prima a noi stessi) tutto il repertorio di analisi socioeconomiche sull’argomento, da uomini del sud, da meridionali incalliti e convinti, teniamoci stretta la bandiera della capitale del sud, perché se le cose avessero seguito un progresso diverso, probabilmente avremmo scritto un’altra storia, anche nel Calcio.