Non c’è ancora la prima vittoria casalinga, ma anche oggi si è visto un Lecce tutto cuore. Contro il Cagliari dalle infinite qualità, i giallorossi hanno la forza di rimontare due gol, dopo essere capitolati sotto i colpi di Joao Pedro (su rigore) e Nainggolan, con un gol per tempo, nelle uniche due conclusioni in porta degli isolani.
Il Lecce però costruisce, senza mai rendersi realmente pericoloso. Fino all’ingresso di Farias. L’ex di turno spacca la partita: Lapadula accorcia dagli undici metri, Calderoni pareggia e nel finale, in superiorità numerica, rischiano di portare a casa l’intera posta.
Gabriel, 6- : un tiro subito nel primo tempo, quello di Joao Pedro su rigore che lo spiazza. Per il resto ordinaria amministrazione, fino a capitolare per la seconda volta sul tiro del ‘Ninja’ Nainggolan che non gli lascia scampo.
Rispoli, 7: Meccariello non è al meglio, Benzar è retrocesso nelle gerarchie e così lui ritrova la maglia titolare dopo cinque turni in cui ha dovuto mordere il freno. Nel primo tempo si fa apprezzare per un duello a tutta velocità con Nandez, vinto provvidenzialmente. Sgroppa parecchio, davvero encomiabile, ma qualche cross lascia ancora a desiderare.
dal 87′ Dubickas, 6: esordio assoluto per lui in Serie A, gettato nella mischia nel finale alla ricerca del pareggio. Dà peso al pacchetto offensivo che alla fine acciuffa il pareggio.
Lucioni, 6.5: capitano di giornata, il faro della difesa regge bene campo e avversari. Non perde mai la testa con giocate frettolose, anche se potrebbe azzardare qualche lancio in più verso gli attaccanti che reclamano continuamente la palla.

Rossettini, 6.5: è il vero comandante della difesa, per qualità ed esperienza. Dirige la linea difensiva e riesce a neutralizzare ‘El Cholito’ Simeone. Giganteggia in alcuni anticipi. A fine primo tempo rimedia una brutta botta: cerca di stringere i denti, ma in avvio di seconda frazione deve alzare bandiera bianca.
dal 57′ Meccariello, 6: Liverani non lo rischia dall’inizio dopo una settimana passata a superare un acciacco fisico, ma nella ripresa ha bisogno di lui per rilevare il tramortito Rossettini. Si schiera così nel cuore della difesa, ricomponendo la coppia con Lucioni.
Calderoni, 7.5: per buona parte di primo tempo i compagni lo cercano con insistenza, ma non sempre riesce a vincere il duello Pisacane. Poco dopo, infatti, pensa perlopiù a tenere la posizione, lasciando l’incombenza della spinta al collega Rispoli. Nel finale c’è bisogno anche della sua spinta e così, si riversa in avanti e dopo l’estasi di San Siro contro il Milan timbra un altro gol pesantissimo in pieno recupero.
Tachtsidis, 7.5: il campo pesante e i ritmi non particolarmente alti favoriscono certamente le sue caratteristiche. Oggi è davvero lui il perno della mediana, dettando i tempi e comandando la manovra: ingaggia numerosi duelli con Nainggolan, facendone suoi più di qualcuno. Poco preciso, però, al tiro. Cala vistosamente dopo il 2 a 0, ma da una sua genialata arriva il pareggio di Calderoni.
Petriccione, 6: soffre tanto il giovane goriziano che sbaglia più appoggi del solito. E’ sempre nel vivo dell’azione, anche tecnicamente sembra essere sulla strada giusta, ma tanti sono i passaggi e i cross regalati al Cagliari. Ammonito al 67esimo.
Tabanelli, 5.5: il campo pesante non è propriamente l’ideale per lui, ma anche per via dell’assenza di Majer, Liverani deve contare su di lui. Alla fine non sfigura affatto: gioca ‘sregolato’, svariando cioè in tutte le zone della mediana, ma senza riuscire a incidere. Bella punizione al quarto d’ora del secondo tempo che però si alza troppo sulla traversa. Ma l’errore da matita rossa arriva in occasione del raddoppio di Nainggolan: il rinvio centrale è vietato già dalla scuola calcio. A pochi minuti dal fischio finale che si divora il gol del pareggio, servito da Farias, a pochi passi dalla porta.
Shakhov, 6: come trequartista titolare ben figurò contro la Sampdoria, oggi ritorna ad occupare la mattonella alle spalle delle due punte, al posto di capitan Mancosu. Anche stavolta gioca bene, concedendosi un errore solo dopo un’ora di gioco. Bene i movimenti tra le linee, così come alcune intuizioni degne di nota. A venti minuti dal termine finisce la benzina.
dal 68′ Farias, 7: ha il dente avvelenato dell’ex, entra e rianima un attacco che, seppur volenteroso, fino a quel momento era rimasto inconcludente. Da una sua incursione arriva l’azione che porta al rigore dell’1-2, ma mette lo zampino anche nella manovra del pareggio. Vuole essere protagonista assoluto, fin troppo, e si becca un giallo per simulazione.
La Mantia, 6: galvanizzato dal primo gol in Serie A due settimane fa conto la Lazio, il 19 giallorosso ci mette tanto impegno, ma si rendere veramente pericoloso solo al minuto 80. Il suo sfortunato tocco di mano poco prima della mezzora costa il penalty poi trasformato da Joao Pedro. Prova a rifarsi tre minuti dopo, con un bel tiro deviato che Olsen respinge grossolanamente, ma efficacemente.
Lapadula, 7: è reduce da tre gol consecutivi, e oggi fa quattro. Non è più una novità, ma corre su ogni pallone ed è l’ultimo che si arrende. Bel colpo di testa al 24esimo, ma è nella ripresa che si scatena: prima si divora un’occasione clamorosa (al 51′), con Olsen che scherma lo specchio della porta, ma al minuto 83 realizza il penalty che riaccendo il finale: nel parapiglia con Olsen, però, rimedia il rosso anche lui.
Liverani, 7: una delle partite più difficili da preparare tra tante assenze, avversario quotatissimo, campo pesante e rinvio al giorno dopo. Deve, così, fare di necessità virtù, puntando sul ritorno dal 1′ di Rispoli e Shakhov, oltre che alla coppia d’attacco composta dai possenti Lapadula e La Mantia. Il Lecce gioca tanto, per larghi tratti anche bene, ma lì davanti non crea pericoli. L’episodio del rigore spezza l’equilibrio, ma la sua squadra non si arrende, continuando a costruire gioco: le occasioni del pareggio non sono molte, ma i suoi ragazzi comunque ci provano. Nel secondo tempo, incassato il 2-0, getta nella mischia Farias e la musica cambia. Il rigore realizzato da Lapadula riaccende il Lecce che in superiorità numerica trova il pari nel finale. Meritatissimo.








