Era il 1966, quando dal Carlo Pranzo si passò in un’area lontana dal centro urbano sulla via per San Cataldo, un’area in forte espansione che sembrava un augurio per il futuro della città e dello sport salentino. E così fu, con l’arrivo di Mimmo Renna sulla panchina del Lecce, la squadra giallorossa si prese l’agognata serie B e per la prima stagione tra i cadetti nell’estate del 1976 lo stadio fu ampliato con la costruzione del crescent, la tribuna Est.
Dopo il decennio di collaudo per l’approdo storico in serie A, con il traguardo della massima serie arrivò lo stadio nuovo, nell’estate del 1985.
Era lo stadio dei 100 giorni, ad opera del costruttore di stadi Costantino Rozzi. Da allora sono passati 38 anni, tanti ma non tantissimi, e l’impianto tiene ancora. Di certo, però, non è adeguato ai tempi, manca una copertura circolare, manca un’accoglienza adeguata in termini di servizi e manca una viabilità come si deve. Tutte cose che andranno pensate secondo un progetto moderno, efficiente e sostenibile.
Lo stadio nuovo non lo hanno ancora nemmeno l’Inter e il Milan, ma uno stadio più nuovo a Lecce ci vuole. È necessario. Urgente. Un Via del mare migliore e più seducente.