Fabrizio Miccoli è stato deferito dalla Figc in merito a delle parole, emerse in un'intercettazione telefonica, che la procura ha definito offensive della memoria del giudice Giovanni Falcone. Allo stesso tempo, però, è stato archiviato il procedimento relativo all'uso di schede telefoniche intestate a terzi "non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare".
La Figc ha deferito l'attuale capitano del Lecce, Fabrizio Miccoli, "per avere violato i doveri di lealtà, probità e correttezza, offendendo la memoria del giudice Giovanni Falcone, pronunciando la frase, poi riportata da vari quotidiani, 'quel fango di Falcone' ". Ciò rientra nella violazione dell'articolo 1 del codice di giustizia sportiva. Dopo ben otto mesi, pare che la procura abbia deferito anche il Palermo per responsabilità oggettiva. Tutto emerse da alcune intercettazioni telefoniche divenute pubbliche il 22 giugno. Poche ore dopo l'uscita di tali parole, Miccoli chiese scusa in lacrime alla Famiglia Falcone, alla città di Palermo e ai tifosi. Va sottolineato, però, che nell'occasione – nel mezzo di una conferenza stampa – il "Romario del Salento" giudicò imperdonabili le sue parole, sebbene prese abbondantemente le distanze da qualsiasi tipo di ideologia criminale. Mediante lo stesso provvedimento, inoltre, la procura ha archiviato il procedimento inerente all'uso, da parte di Miccoli, "di schede telefoniche intestate ad altri soggetti, non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare".