Caro Roberto, dice bene Cesare Cremonini, in una sua famosa hit musicale, che senza di te non è più Domenica da quando hai appeso le scarpe al chiodo. Sai, nel nostro animo di fanatici del calcio risiede ancora tanta nostalgia. Resta impressa, scalfita nei ricordi, quella scena in cui lo stadio di “San Siro” applaude mentre esci dal campo e Paolo Maldini, all’epoca capitano del Milan, ti abbraccia sussurrando all’orecchio “Grazie di tutto, Roberto“. Ebbene oggi, nel giorno del tuo compleanno, siamo noi, dal Salento, a ringraziarti ancora. Di motivi ce ne sarebbero tanti e scusaci se non possiamo elencarli tutti. Pertanto, ne scriviamo soltanto uno, il principale. Sei stato un modello esemplare per lo sport che tanto ci appassiona.
Vedi Roberto, osservare in tv il modo in cui traffigevi i portieri avversari ha spinto molti ragazzini ad innamorarsi del pallone. Specie nei primi anni novanta, non era così difficile notare piccoli tifosi sfoderare per i quartieri un insolito codino. Con tanto di maestre, a scuola, che stigmatizzavano certe “usanze”. Che strano. Oggigiorno, negli istituti, gli insegnanti quasi pagherebbero affinché i problemi fossero solo un insieme di capelli cresciuti più del dovuto. C’è carenza di calciatori come te, Roby. Manca quella classe sopraffina sul rettangolo verde. Le partite sembrano scontri tra gladiatori. L’importanza del fisico sta superando quella della tecnica. Ed ecco che taluni si trovano a calcare palcoscenici importanti nonostante dei piedi non adatti ad accarezza la palla. Quell’oggetto rotondo che hai amato e ami, forse, più di te stesso.
A Lecce stiamo ancora rosicandoci i gomiti per quella tripletta che rifilasti al “Via del Mare” nel Maggio 2001. Un gol lo segnasti addirittura direttamente da calcio d’angolo. Carletto Mazzone tornò nel capoluogo salentino, una piazza che lo ama moltissimo visti i suoi trascorsi, e risalì a Brescia da vincitore. Anche nella tua ultima squadra lasciasti impronte indelebili. La magnifica rete alla Juventus su assist d’un giovanissimo Andrea Pirlo pare sia proprio una di queste. Anche se non sarebbe giusto riportare alla mente solo le ultime fasi della carriera. Oltre ad un pallone d’oro da esporre fiero in bacheca, ci sarebbe la doppietta al Real Madrid in Champions Leauge (indossavi la maglia dell’Inter); per non parlare poi della stagione fortunata a Bologna, che urlò al mondo intero quanto tu non fossi affatto finito. Nella Juventus facesti innamorare l’avvocato Agnelli e col Milan, quando avvenne il trasferimento, molti silenziosamente cambiarono squadra da tifare. Sì Roberto, eri capace anche di questo.
Hai amato tanto la Nazionale italiana e il gol alla Bulgaria, durante Usa ’94, ti incoronò ancora una volta. E pazienza per quel rigore sbagliato col Brasile. Lo canta anche De Gregori: non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Ad Euro2004 Trapattoni avrebbe fatto meglio a convocarti. Una delle pochissime scelte di cui, probabilmente, oggi il buon “Trap” se ne starà pentendo. Non lo dice ma è possibile che lo pensi.
Ci piacerebbe che tu sedessi in panchina, un giorno. Ma non come decidevano alcuni allenatori per via di imcomprensioni personali, che per carità, possono starci. Dovresti allenare in Italia. I giovani vogliono seguire le orme di Messi, di Neymar, di Cristiano Ronaldo. Forti, fortissimi, praticamente dei “mostri” di bravura. Eppure, dietro il loro successo, esiste un “Dio Denaro” da perseguire anziché la vittoria da ottenere insieme ai propri compagni. Sembra che il calcio rappresenti una corsia preferenziale per raggiungere i “red carpet”. Le sfilate di moda però lasciamole agli stilisti. I tacchetti e l’erbetta sono i veri “ferri del mestiere”. La corsa, gli allenamenti duri, il fiatone. Conta questo.
Le tue giocate erano pura poesia. Quella poesia che oggi manca da morire. E nel giorno in cui spegni 49 candeline, la redazione di Leccenews24.it intende farti gli auguri. Soprattutto il giornalista che ora, emozionato, sta concludendo l’articolo (anche se pare più una lettera, ma immagino gli utenti comprenderanno); che, si spera, un giorno magari leggerai.
Sono pensieri d’un ragazzone che “per colpa tua” veniva rimproverato in classe perché indossava la tua maglietta durante le lezioni. Happy Birthday Roby Baggio!