«Calzone o panzerotto?» Questo è il dilemma. C’è chi ha cercato di risolvere la diatriba tirando il ballo il metodo di cottura: se fritto si chiama panzerotto, se cotto al forno prende il nome di calzone. C’è anche chi cerca di risolvere la querelle puntando sulla grandezza della mezzaluna ripiena di pomodoro, mozzarella e origano nella sua variante originale.
Nel Salento la diatriba non esiste: il calzone, uno scrigno di bontà tutto da gustare, è uno dei cibi da strada più buoni e diffusi (insieme al rustico), mentre il ‘panzerotto’ indica una crocchetta fritta di patate. Lo sappia bene chi mette piede in questa terra ricca storia, arte e prelibatezze. Se, da un lato, sua maestà il calzone ha conquistato i turisti in vacanza nel tacco dello Stivale che vogliono scoprire i ‘segreti’ di questa terra anche a tavola, dall’altro bisogna dare alle cose il proprio nome.
Ormai declinato in tantissime varianti a seconda dei gusti, persino con la ricotta forte che dona quel gusto pungente e leggermente piccante, questo grosso raviolo di pasta ripieno può essere fritto nell’olio extravergine di oliva o cotto al forno così resta “più light”. Un peccato di gola, una bontà a cui è difficile rinunciare. Anche negli aperitivi d’estate visto che sono diventati mignon, da mandar giù in un solo boccone insieme agli altri fritti misti. L’unico problema, a quel punto, è che uno tira l’altro.
Insomma, mangiatevi un calzone bollente (perché la mozzarella deve filare). È buono, economico e, se postato, prende tanti like su Instagram. Potete rifarlo anche a casa ma attenzione alla chiusura, momento clou della preparazione. Usate le mani o la forchetta purché il delizioso ripieno non fuoriesca durante la frittura.