Tutto cominciò in quegli anni tra il 1995 e il 1999, quando con l’amministrazione di Lorenzo Ria, la Provincia di Lecce suonò la carica in vista di una rinascita, o meglio della creazione, di un comparto turistico degno di questo nome. Fino agli anni ’90 – ricorda l’on. Luigi Lazzari, presidente dell’allora Azienda di Promozione Turistica di Lecce – la gente confondeva Salento con Cilento, pochi infatti conoscevano le virtù di Gallipoli e Otranto, forse i locali appena.
Ecco perché in quegli anni emerse con forza il bisogno di dare una frontiera all’economia territoriale da varcare con le carovane di nuove aspirazioni sul piano della rappresentazione del sé salentino, novità assoluta fino a quel
momento.
Il presidente della provincia Ria (un ottimo presidente) e il suo vice Luigino Sergio (un eccellente assessore) che aveva la delega al turismo, diedero impulso alla redazione di un piano coordinato per fotografare la realtà del territorio, base di partenza per le sfide da raccogliere in futuro. Nacque così il piano integrato del turismo della provincia di Lecce, elaborato in tre tomi, che alcuni ancora oggi conservano gelosamente. Certo si tratta ormai di una fotografia sbiadita e vecchia di quasi vent’anni, la realtà è cambiata e le stesse premesse di quel piano appaiono ormai inutili ed inservibili.
Ma resta attuale lo spirito di quell’opera. Ed è per questo che il presidente provinciale dei balneari Vito Vergine ha lanciato l’idea, dalle colonne di Leccenews24, di un nuovo piano da realizzare, questa volta non si sa capisce bene da chi, visto che le Province non hanno più nemmeno gli occhi per piangere. Ma è una cosa che va fatta, ne siamo certi. Allora sulla scorta della proposta e della provocazione di Vergine, operatore balneare di successo e fra i più audaci del settore, oltre che persona dotata di una certa serenità di giudizio, pensiamo di poter sollecitare la Regione Puglia a tentare l’ardua impresa di fotografare la realtà attraverso uno studio scientifico per poter avere in tasca la realtà della nostra condizione territoriale.
Dopo quello studio del 97/98 vennero fuori le cose più originali della moderna salentinità, dalla Notte della taranta a mille altre iniziative che poggiavano su un territorio di cui si aveva coscienza almeno sulla carta.