«È qui che i salentini / dopo morti fanno ritorno / col cappello in testa». Sono i versi della poesia “Finibusterrae” di Vittorio Bodini che ricordano un po’ la leggenda secondo cui le anime di chi non ha avuto il tempo visitare, almeno una volta, la Basilica di Santa Maria di Leuca sono ‘costrette’ a vagare di notte vestite di nero o con l’abito che indossavano nella loro ultima ora di vita e a fermarsi al Santuario, per una preghiera, prima dell’ultimo viaggio. Un volo di anime, proprio come la mostra dell’artista di fama internazionale Luigi Sergi che ha deciso di esporre le sue sculture in un luogo apparentemente insolito, il Cimitero di Gagliano del Capo, a due passi dalla Finibus Terrae raccontata da Bodini. 15 opere – ispirate agli scritti di Pavese, Bergson, Sepùlveda, Montale – che si alternano, silenziose e rispettose, nell’ultima dimora che attende tutti, un luogo associato al lutto, ma che se tendi l’orecchio può raccontare storie e ricordi, memorie e fatti dei nostri antenati, può evocare nostalgiche emozioni e riflessioni sulla vita e sulla morte. «Non è stata una scelta inconsueta perché da anni pensavo a un evento così diverso dai soliti luoghi deputati alle esposizioni d’arte. Può essere sicuramente spiazzante per il pubblico, ma non per me che ho avuto la morte come una rinascita», ha dichiarato l’artista che ha voluto dedicare la mostra alla mamma, scomparsa a soli 43 anni e sepolta nel cimitero di Gagliano del Capo.
Fino al 16 settembre, dalle 8.00 alle 19.00, tutti potranno visitare la mostra “Volo delle Anime” , un titolo pensato durante la “consueta” visita alle persone care. «Ogni volta creavano in me una forte riflessione tra la Vita e la Morte. È come se i parenti, gli amici e le persone mi chiedessero di fare qualcosa per ricordare tutti. Questa riflessione mi ha suggerito il titolo Volo delle Anime» ha raccontato Sergi.
Basterà osservare le opere per capire cosa le lega. In tutte le sculture c’è sempre una farfalla bianca ad indicare l’ultimo respiro dell’anima. Per gli antichi greci, la parola psyché indicava l’anima ed il respiro, ma significava anche farfalla. Nel mito la farfalla è la personificazione del respiro dell’anima, proprio questa è la chiave di lettura delle farfalle di Sergi, arte che diventa respiro.
La croce, benedetta dal Vescovo di Ugento, Vito Angiuli, sarà donata e posta nella Cappella delle Anime Perse del cimitero di Gagliano del Capo.
La mostra è itinerante e proseguirà per altri cimiteri d’Italia.
