L’Albania sembra così vicina che la potresti quasi toccare. Appena 70 chilometri di mare, acqua che unisce e non divide. Capo d’Otranto, da cui guardiamo l’Oriente, è il confine convenzionale dei due mari, punto di incontro o di separazione di Adriatico e Jonio.
Non c’è da ricercare una differenza fisica tra i mari perché è solo una convenzione nautica che decreta le differenze, mentre la geografia marina vuole che il confine tra i due mari sia il 40° parallelo, quello che passa da Castro.
Mare e terra, per scrutare l’infinito o semplicemente per individuare una linea dell’orizzonte dove avvistare le navi dei pirati saraceni che portavano le loro scorribande fin sui confini delle italiche terre, come avvenne con il Sacco di Otranto nel 1480.
Storia nobile, ma anche triste quella del Canale d’Otranto, teatro involontario di scontri e naufragi, anche recenti come ci ricorda il relitto della Kateri Rades sulla banchina del porto idruntino.
Porta d’Oriente è Otranto vista al contrario, perché la sua posizione legittima il suo valore unico e strategico. Primo sole, prima luce, prima energia vitale d’Italia.