Castelforte, un villaggio ai confini del tempo. Ecco la storia del castello andato perduto

Tra le città di Racale eTaviano si erge un’altura sulla quale sorge il Villaggio di Castelforte.Inizialmente ideato per la protezione di mamme e bambini, poi centro per anziani, oggi è divenuto oramai un luogo abbandonato al suo destino.

“Vedo due magnifiche città e uno splendido popolo sollevarsi da questo abisso. Vedo le vite per le quali sacrifico la mia, pacifiche, utili, prospere e felici. Vedo che nell’intimo del loro cuore essi hanno per me un santuario e l’hanno i loro discendenti, generazione dopo generazione”

È ciò che potrebbe raccontare l’antica dimora di Castelforte, utilizzando un celebre passo di Dickens, nell’osservare il panorama che si staglia appunto nel “Racconto di due città”, in questo caso di Racale e Taviano, poste dinanzi a lei.

Il sacrificio, quello compiuto dal castello stesso, nell’essere testimone di un’iniziale gloria, costruito alto e fiero nella bellezza del panorama, sfruttato nel tempo come rifugio per donne e bambini, poi per anziani e giovani in difficoltà, e abbandonato, oggi, al suo solitario e ignoto destino.

Un santuario, infine, per tutti coloro che hanno potuto contare sul rifugio sicuro delle sue mura, quando nel momento più difficile, il villaggio con il suo castello li ha ospitati, vivendo oggi nel ricordo grato dei loro parenti.

Il villaggio e il castello: storia di una bellezza antica

“Il luogo è incantevole” parte così la descrizione sul clivo di Castelforte e i suoi scenari, che si sviluppa nel progetto Vivere a Taviano, uno studio sulla città portato avanti dai due curatori locali, P. Inguscio e A. Corsano. Dominato dagli ulivi maestosi, offre scorci di panorama stupendi, suddivisi nell’ammirazione dell’ampio golfo di Gallipoli, la lucente e argentata valle che si dipana tra i territori di Taviano e Racale, la collina degradante e brulla che corre verso il mare Jonio e infine lo spettacolare scenario dei paesi delle serre salentine, che abbracciano i vari paesi di Alezio, Casarano, Parabita e Melissano “situati come gemme al sole”.

“La terra, il mare, il cielo”, si continua nella lettura del testo,“si fondono in una sintesi armonica di pura bellezza.” E così è, facendo un giro nella campagna riarsa al confine delle due città salentine.

Il villaggio, che si stende tranquillo e solitario sotto la guardia solenne della fortezza eclettica, comprende varie piccole case e villette residenziali, sparse tra gli alberi d’ulivo che ancora resistono nel tempo.

La parte concernente il giardino del castello è formato da ampi padiglioni un tempo adibiti ai ritrovi o anche alle esposizioni, un tempio a forma di torre, dedicato alla Madonna della Pace, una torre esile che si erige alta con una guglia, e un insieme di colonne ed archi ottenuti dal ricamo intarsiato dei tufi trasformati in piccole nicchie, che affacciano sul leggero pendio collinare.

“Il complesso architettonico dal sapore fiabesco”, come risulta da alcuni rinvenimenti storici, venne ideato e realizzato a partire dal 1946, dal medico tavianese, dott. Gino Giannì, il quale oltre ad avere idee filantropiche, certamente possedeva anche un gusto particolare per l’architettura.

Costruita su concezionie commistioni di scuola eclettica, come la maggior parte delle dimore storiche dell’epoca, la rocca era stata concepita inizialmente come dimora abitativa per la moglie e il figlio del filantropo, poi successivamente donata a scopo di accoglienza sociale, per madri e bambini che ne avessero avuto bisogno.

Il piccolo maniero fu utilizzato, per un breve periodo, anche come attività di ristorazione, per tornare, infine, ad essere impiegato come centro di servizio e accoglienzaper anziani e giovani in difficoltà.

Ad oggi del tutto abbandonato, è meta di escursionisti, turisti e curiosi che, dalla superstrada che attraversa le campagne, notano la sua struttura solenne e decidono saggiamente di farne una passeggiata, per godere del panorama sottostante.

Il Menhir Crocicchie, o Menhir di Castelforte.

“Menhir Crocicchie, 7 Marzo 1885. L’unico Menhir da me osservato nella parte meridionale di Terra d’Otranto dalla parte dello Jonio; trovasi all’uscita del paese largo Crocicchie”. È quello che descrive nel suo viaggio Cosimo De Giorgi, l’illustre medico e studioso di paleontologia e archeologia salentino. “Altezza metri 2,5. Facce adiacenti 0,60 per 0,20” continua nella sua spiegazione.

Si potrebbe trattare del Menhir o troncone di Menhir situato oggi nel Villaggio di Castelforte accanto la dimora, al confine tra la Città di Racale e la Città di Taviano e ubicato in tale posizione probabilmente in tempi recenti, “alcuni decenni fa” stando alla ricostruzione storica fatta da Pino De Nuzzo.

Un tempo collocato presso Largo Crocicchie appunto, oggi svetta come un arcaico e monumentale simbolo sull’altura della collina rivolto verso i due paesi confinanti, “quasi a voler tramandare in perpetua memoria quei sentimenti e quelle tradizioni, da esso espressi e gelosamente custoditi, di un lontano e nobile passato”.

La presenza del passaggio dell’uomo appare già in età neolitica proprio grazie alla presenza nel nostro territorio di questiresti megalitici.

Secondo uno scritto di M. De Marco, in Taviano – Dalle origini ai nostri giorni, si dovrebbe trovare anche una specchia “sulla collina che costeggia lo Jonio, ad ovest nord-ovest del paese, da cui dista circa tre chilometri” e che prende il nome di Castelforte, l’altopiano di 85 metri sopra il livello del mare. “Tale costruzione, che ha una circonferenza di circa 50 metri, si eleva per 11 metri dal terreno”.

Di specchie di modeste dimensioni, in effetti, il pendio di Castelforte ne è insediato, ma del reperto dalle dimensioni così imponenti, descritte dallo storico, purtroppo non se ne trova ancora traccia.

Foto di Alessandro Mauramati