Giorno 16, Davide è a Oslo: un’altra tappa del suo viaggio raccontato a Leccenews24


Condividi su

La prima sorpresa dell'essere arrivato a Oslo è che si parcheggia veramente bene, aspetto molto singolare nella già ampia lista di città toccate fin'ora. Niente stress iniziale, quindi. Se prima si passa da Copenaghen, poi da Stoccolma e infine si visita Oslo, ci si accorge subito di un particolare: la capitale norvegese è molto più piccola rispetto alle altre, si visita in meno tempo, i palazzi sono più contenuti e tutto è a portata di una passeggiata.

Un altro aspetto che noterete è che le strade sono pulitissime, non una carta per terra (credetemi, quelle volte che la trovate è stata “distrattamente” persa da un turista), d'altronde è risaputo che il senso civico norvegese è tra i più alti al mondo. Alla pari del senso civico c'è anche un'esemplare applicazione della legge, quindi se a un incrocio il semaforo pedonale riporta non uno, ma due dischi rossi, vuol dire che non dovete attraversare, non importa che non ci siano auto, voi non passate perché la multa ve la fanno.

Il maltempo non mi lasciava in pace, ma siamo in Scandinavia e qui la fortuna e la sfortuna non c'entrano: deve fare un tempo instabile, il cielo deve darti fastidio; non esiste un'intera giornata di sole, ma una volta al giorno, minimo, deve piovigginare; se ti va bene… e se ti va male, come ieri, non puoi toglierti il cappuccio dalla testa per tutto il tempo.

La parte più bella di Oslo, senza dubbio, è la sua periferia, composta da villette a schiera, parchi per i bambini, ma soprattutto laghi, più o meno grandi, dai quali è meraviglioso assistere al tramonto, a mezzanotte. Ebbene sì, perché in estate più al nord si sale e più il sole tarda a tramontare; tutta teoria che adesso sto vivendo sulla mia pelle, e la sto vivendo anche sulle strade, perché, per il principio che per sei mesi l'anno ci sono buio, maltempo e neve, i lavori pubblici sono proibitivi, pertanto ogni opera di manutenzione all'aperto, pubblica o privata, la si effettua d'estate, ed è così che non puoi passeggiare o guidare per mezzo chilometro senza trovare un cantiere che blocca la strada o la devia o la riduce.

Assistere a tutto ciò mi fa sentire vivo, è una sensazione che poche volte ho provato; ringrazio me stesso per avere avuto il coraggio di partire. Sebbene abbia un carico di stanchezza addosso, perché dormire 16 giorni in un'auto, lavarti a strati e con le salviette umide, cucinare su una panchina di fortuna e con elementi che non vanno in frigo non è semplice, richiede sacrificio; dicevo, sebbene abbia un carico di stanchezza addosso, mi sento di consigliarvi di realizzare un'esperienza simile a quella che sto vivendo; più piccola, più comoda, ma fatela. Non avevo idea di quanto bene mi sarei trovato viaggiando. Io sono perché viaggio.

Davide Urso