Sono passati ben 40 anni da quel 27 giugno 1980. Erano circa le 21.00 quando il DC9 dell’Itavia non risponde più ai contatti radio che vengono inviati da terra. Intorno alle 22.00 partono i primi soccorsi di ricerca dell’aereo che interessano sia mezzi dell’Aeronautica che della Marina. Solo alle prime luci dell’alba a largo delle coste siciliane, nei pressi di Ustica, pezzi del velivolo scomparso vengono notati galleggiare sulle acque del Tirreno.
Sulle cause di questa disgrazia diverse ipotesi sono state avanzate: missile aria-aria lanciato da un aereo militare di nazionalità francese, americana o libica, collisione con un aereo militare, cedimento strutturale o attacco terroristico. Il recupero del relitto avvenuto nel 1987, ben 7 anni dopo l’incidente, non ha permesso alla Magistratura una ricostruzione dettagliata dei fatti di quella sera e nemmeno le registrazioni della scatola nera hanno consentito di far chiarezza sulla vicenda né sugli istanti antecedenti l’impatto.
Pochi giorni fa, un’accurata pulizia dell’audio ha rivelato che le ultime parole pronunciate dal pilota fossero «Guarda, cos’è?», confermando la teoria della visione dell’arrivo di un missile o di un velivolo militare. Di tutte le ipotesi avanzate quella dell’abbattimento provocato da un missile di un aereo militare sembra quella più accreditata.
Le testimonianze rese a circa 30 anni di distanza da parte di alcuni personaggi addetti ai radar quella sera o di altri interessati alle indagini, parlavano di un vero e proprio combattimento aereo tra le forze aeree militari americane, francesi e libiche avvenute nei cieli italiani e che il DC9 fosse stato coinvolto, suo malgrado, in una di queste battaglie. Le testimonianze sui combattimenti aerei tra flotte di diverse nazionalità trovano fondamento sui ritrovamenti di pezzi di aerei estranei al velivolo civile dell’Itavia nella zona del disastro e di un aereo libico precipitato in Calabria e ritrovato circa 20 giorni dopo l’incidente di Ustica.
Molto probabilmente, con l’obiettivo di non creare un incidente diplomatico internazionale che avrebbe visto al centro l’Italia e il Governo dell’epoca, si sono susseguite una serie di coincidenze che hanno pesantemente ostacolato le indagini. Registrazioni audio cancellate, diversi testimoni chiave, soprattutto Ufficiali dell’Aeronautica militare in servizio la sera del 27 giugno 1980, morti suicidi o assassinati oppure che hanno perso la vita in incidenti stradali o aerei.
Un disastro aereo mortale
Il caso più eclatante fu l’incidente aereo di Ramstein in Germania, avvenuto il 28 agosto 1988 in cui persero la vita 67 civili giunti sul posto per l’esibizione della nostra Pattuglia acrobatica e 3 militari italiani, piloti delle Frecce Tricolori, 2 di questi considerati testimoni chiave al processo sulla strage di Ustica in quanto in servizio la sera dell’incidente. Ciò che rende ancora più strano l’incidente di Ramstein è che ad oggi, in 90 anni di Frecce Tricolori, quello resta l’unico (e speriamo ultimo) disastro aereo mortale che ha interessato la Pattuglia Acrobatica Nazionale in una delle sue esibizioni.
A 40 anni di distanza molti sono ancora i fantasmi che aleggiano intorno a questa vicenda conosciuta come la “Strage di Ustica”. L’unica cosa certa è che tutte le 81 persone a bordo persero la vita e di solo 38 di queste ne furono recuperati i corpi.
Il processo, concluso nel settembre 2011, vide la condanna del Ministero dei Trasporti e della Difesa per non aver agito correttamente al fine di prevenire il disastro, non garantendo che il cielo di Ustica fosse controllato a sufficienza dai radar italiani, militari e civili e per aver successivamente ostacolato l’accertamento dei fatti. Venne escluso che una bomba fosse esplosa a bordo del DC9, affermando che l’aereo fosse stato abbattuto durante una vera e propria azione di guerra, svoltasi senza che nessuno degli enti controllori intervenisse.
La sentenza individuò inoltre responsabilità e complicità di soggetti dell’Aeronautica Militare Italiana nel perpetrare atti illegali finalizzati a impedire l’accertamento della corretta dinamica dei fatti che condussero alla strage.
Il 28 giugno 2017, la Corte d’Appello di Palermo conferma la sentenza del 2011 rigettando il ricorso presentato dall’Avvocatura generale dello Stato.