Ha fatto tutto quello che c’era da fare l’avvocato di Melendugno che è risultato positivo al tampone per il coronavirus. Si tratta di un professionista scrupoloso che con il suo comportamento non ha certo messo a repentaglio la salute pubblica e vuole raccontarlo senza paure. Il clima di caccia alle streghe che si sta generando nel nostro Paese e anche in Salento non lo ha prostrato e la voglia di tranquillizzare tutti è più forte di ogni malessere da cui si sta curando.
«Non c’è lo spazio per poter alimentare un pericolo tra la popolazione in quanto il mio studio non si avvale di collaboratori. Sono un giuslavorista e il mio lavoro viene dall’acquisizione di pratiche attraverso i patronati di tutta la provincia di Lecce quasi tutte inviate per mail. Non c’è un via vai di clienti nella sede della mia attività professionale».
L’avvocato è stato in viaggio con la sua famiglia e non certamente nelle zone rosse. È tornato da Venezia il 24 febbraio scorso e si è messo al lavoro. Dal 24 al 27 ha avuto due udienze e un giorno in cui è restato a casa. Il 27 ha avuto la febbre e si è fermato. Isolato a casa.
« Dopo il lavoro le mie relazioni sono la famiglia e la campagna. Non incontro nessuno, non ho avuto clientela che si è avvicendata in studio in quei giorni. Le persone non devono temere nulla. Poi se mi vogliono lapidare lo facciano. Ma io non ho nulla da rimproverarmi. Non ho certo messo in atto movimenti per poter minare la pubblica incolumità. Non mi sembra giusto che io sia il capro espiatorio di alcunché ».
Con l’occasione il professionista si sente in dovere di ringraziare il suo medico curante per lo scrupolo con cui lo ha seguito appena ha saputo dei malesseri che avvertiva, senza sottovalutare ogni minimo particolare. Già, perché l’avvocato, appena avvertiti i sintomi, ha subito cercato di fare il tampone. Ha chiamato il numero 1500 ed anche l’Ufficio Igiene di Martano e di Lecce. Non avendo difficoltà respiratorie, però, è stato messo in coda. Aveva la tosse forte, aveva una febbre che non scendeva, ma non aveva difficoltà respiratorie e quindi…niente tampone.
È stato proprio il medico di famiglia ad insistere. «Il mio medico mi ha invitato a fare un rx toracico per escludere l’ipotesi di focolai di infezione a carico di bronchi e polmoni. Quindi sono andato a Galatina per fare l’rx al torace – prosegue il professionista salentino – ho notato che c’era il capannone dell’unità di crisi all’esterno dell’Ospedale. Essendo un cittadino responsabile mi sono presentato, ho raccontato la mia situazione e mi hanno messo subito in quarantena. Ma erano giorni che non mi sentivo bene e cercavo di fare il tampone».
Insomma, come si vede le situazioni sono sempre più complesse di quanto non vengano descritte. Siamo qui di fronte ad un cittadino che ha fatto ciò che doveva fare e che adesso si sta curando. Non merita la gogna, non merita critiche e certamente ha bisogno invece della solidarietà di tutti affinchè in tempi brevi, brevissimi metta tutto alle spalle e continui la sua attività. E la sua vita normale. Lui e la sua famiglia, bambini in primis.