Il caso della Sea Watch divide l’Italia e il Salento. Carola Rackete, eroina o irresponsabile?


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Deve essere trattata da eroina per aver salvato i migranti in difficoltà, oppure Carola Rackete, il comandante della Sea-Watch 3, deve essere giudicata come un qualunque pirata da quando ha dichiarato lo stato di necessità e si è diretta col suo carico di vite umane verso le coste di Lampedusa? Stanotte è stata arrestata dopo l’attracco non autorizzato dal Governo Italiano al Porto di Lampedusa ma già forzando il blocco navale al largo dell’isola aveva apertamente sfidato l’altro Capitano, quello della Lega.

«Sbruffoncella» l’aveva definita Matteo Salvini che aveva definito l’ingresso nella acque italiane un atto ostile.

«Sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Ho potuto frequentare tre università, poi ho sentito l’obbligo morale di aiutare gli altri» aveva dichiarato, parole che sono diventate una sorta di bandiera.

Il Paese si è diviso, spaccato in due. C’è chi sostiene che in quattordici giorni passati a disegnare i confini tricolore avrebbe potuto recarsi verso qualsiasi altro porto del Mediterraneo e chi invece ricorda che l’Italia è un paese accogliente e solidale tanto da iniziare una raccolta fondi per aiutare l’equipaggio nelle ormai certe e non irrilevanti spese legali che si dovranno affrontare.

La pagina su facebook, frutto di un’iniziativa spontanea, in poche ore ha raccolto quasi 250mila euro. In questo braccio di ferro, è arrivata forte come uno schiaffo la risposta dell’Olanda, la bandiera che sventola sulla ong tedesca: “è vero, la nave è nostra ma non i suoi migranti”. Insomma, il Paese nordoccidentale se ne lava le mani.

Il punto è che quella che dovrebbe essere una missione umanitaria è diventata una battaglia tra le Ong e il governo Italiano. E tra il governo italiano e l’Europa che ha dovuto ‘trattare’ per far sbarcare i 40 migranti a bordo.

Da che parte stare quindi? Abbiamo sentito il sindaco di Uggiano la Chiesa, Salvatore Piconese, a capo di una città che si è fatta conoscere in questi 10 anni per la sua accoglienza e il neoletto primo cittadino di Miggiano, Michele Sperti per capire, se possibile, come conciliare due punti di vista che potrebbero essere forse inconciliabili.

Proprio quest’ultimo è dalla parte del Ministro dell’Interno e non ci sta alla vulgata che dipinge chi concorda con la linea di fermezza adottata dal Governo come insensibile: ‘Le nostre radici cristiane non ci fanno passare come indifferenti le condizioni e le esigenze di tanti disperati che attraversano il mare in cerca di quella fortuna che pensano di poter trovare ma che non sempre trovano, motivo per cui spesso finiscono nel gorgo del malaffare.’

Ma è giusto, Sindaco, continuare a parlare in questa situazione di questione di principio?

‘Io parlerei piuttosto di regole, leggi e stato di diritto. Le questioni di principio si mescolano sempre con la necessaria e giusta umanità – dice Michele Sperti, sindaco di Miggiano – che alberga in ciascuno di noi. Ma la legge è legge. Se mettiamo in discussione anche la legge corriamo il rischio di allontanarci dallo stato di diritto. Se consentiamo a chiunque di poter fare ciò che vuole e di violare addirittura i confini nazionali dinanzi a un ordine di alt allora veramente non si va da nessuna parte. Siamo tutti tenuti a rispettare le norme’

Ma l’Italia può continuare con questa intransigenza?
‘Il Governo ha ridotto gli sbarchi e cosa fondamentale i morti in mare che sono l’offesa più grande alla nostra civiltà. Cedere adesso, nel momento in cui tutti hanno compreso che la posizione dell’Italia è finalmente chiara, netta e precisa, sarebbe un errore. Del resto nessuno ci aiuta, nessuno viene incontro al nostro Paese esposto con i suoi confini ad arrivi che sarebbero insostenibili se non ci fosse una politica di fermezza. La fermezza poi, ripeto, va sempre, accompagnata all’umanità verso gli altri e al rispetto della dignità e della vita di ogni essere umano’.

Chi ne esce perdente sempre e comunque è l’Europa…
‘Già, chi ne esce perdente è l’Europa che non è stata in grado di affrontare adeguatamente la situazione. Accogliere con responsabilità è doveroso, accogliere con irresponsabilità è cosa grave. Hanno lasciato l’Italia da sola e quello che tutti notano è che le bacchettate e i rimproveri sulla tenuta dei conti arrivano in maniera incalzante e con puntigliosa continuità, mentre gli aiuti per far fronte agli sbarchi incessanti non ci sono mai stati. La gente questo l’ha capito e sta con il Governo e con un Ministro della Repubblica che oggi è Matteo Salvini’.

Di diverso parere il primo cittadino di Uggiano La Chiesa, Salvatore Piconese.

Sindaco, il Ministro ha detto che non far sbarcare i migranti è una questione di principio, ma si può fare una questione di principio su 43 vite umane?
Di fronte al rischio di far morire delle vite umane le questioni di principio non esistono. C’è il dovere, invece, così come stabiliscono le leggi della navigazione in mare, d’intervenire e mettere in salvo coloro che sono semplicemente dei naufraghi. Pertanto, le vite in mare vanno sempre salvate e il porto più sicuro e più vicino è quello italiano: Lampedusa. E ricordiamo che stiamo parlando di un’isola dove, così come racconta il suo Sindaco Totò Martello, ogni giorno arrivano, con piccole barche, migranti che vengono rifocillati e accolti dalla popolazione locale, nel silenzio assoluto della politica nazionale. La verità è che col caso Sea Wacht 3 si fa solo propaganda politica sulla pelle dei 43 migranti. Ma io sono convinto che il gesto estremo della capitana Carola Rakete sia giusto e sia pieno di civiltà e di umanità e che richiama all’attenzione, di noi tutti, i valori della Costituzione italiana.

Le ONG sono complici dei trafficanti o salvano vite umane?
Credo che i trafficanti di vite umane siano da ricercare in altri luoghi e in altre sedi, in particolare nelle mafie e nelle organizzazioni criminali, non certamente nelle navi delle ONG. Le navi delle ONG, va rimarcato, hanno salvato la vita a migliaia di persone e combattono ogni giorno contro la valanga di bugie della propaganda ingannevole dei “sovranisti” e del Ministro Salvini.

La capitana dovrebbe “pagare” per l’affronto fatto all’Italia o deve essere premiata per il coraggio?
La capitana Rackete aveva a bordo della nave tre minorenni, ha fornito i documenti, ha chiesto accoglienza e ha detto: non siamo scafisti, non siamo un pericolo per la sicurezza. È una donna coraggiosa, che conosce le leggi e sa quali sono i “rischi” con l’applicazione del Decreto Sicurezza bis. Ma è un decreto ai limiti della normativa e del diritto internazionale, così come l’ONU ha già evidenziato. Per questo il “comandante” della nave ha osservato i trattati internazionali a garanzia e a tutela della vita dei 43 migranti.