Era accusato di palpeggiamenti ai danni di una studentessa, ma al termine del processo un professore di scuola media è stato assolto con formula piena.
Il gup Vincenzo Brancato ha ritenuto il 63enne di San Cesario F.R. non colpevole "perché il fatto non sussiste", del reato di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti verso fanciulli. In precedenza, il pubblico ministero Roberta Licci aveva invocato una condanna a 5 anni ed 8 mesi.
Accolta, invece, la tesi difensiva dell'avvocato Mario Ingrosso che chiedeva l'assoluzione del professore. Decisiva, presumibilmente, la consulenza tecnica affidata alla nota psicologa Marilena Mazzolini, che avrebbe accertato come le dichiarazioni della presunta vittima fossero da ritenere inattendibili.
Il processo si è celebrato con il rito abbreviato "condizionato" alla trascrizione audio della registrazione in cui la ragazza riferirebbe agli inquirenti gli abusi subiti. Naturalmente, la difesa riteneva inattendibili le dichiarazioni della giovane alunna. L'imputato ha sempre respinto le accuse, ritenendole frutto della fantasia di un'adolescente.
L'inchiesta prese avvio dalla denuncia dei genitori della vittima. Vennero eseguiti gli opportuni accertamenti dagli uomini della Squadra Mobile di Lecce e disposto l'incidente probatorio nel corso del quale la ragazza confermò le molestie subite. L'esito dello stesso fu ritenuto attendibile dalla Procura, grazie alla relazione redatta dalla psicologa che seguì la giovane durante l'ascolto protetto in aula.
Dalle indagini emerse che fino al gennaio del 2014, il professore avrebbe molestato sessualmente l'alunna tra i corridoi o nella biblioteca di una scuola di San Cesario. Gli abusi sarebbero consistiti in palpeggiamenti al seno, alle natiche e nelle parti intime. Inoltre – sempre secondo l’accusa – l'insegnante avrebbe messo in ridicolo la dodicenne davanti ai suoi compagni di classe.
L'uomo, facendo riferimento alla giovane alunna avrebbe proferito frasi del tipo "A quando una botta e via" e "tu mi provochi" ("accusandola" di vestirsi in maniera troppo succinta), oppure esprimendosi favorevolmente sulla "legalizzazione" delle baby squillo.
Questa sfilza di comportamenti equivoci avrebbe contribuito a creare una fama poco lusinghiera tra i suoi coetanei che la definivano una "prostituta" ed una che "la dava" al professore. Naturalmente la ragazza, che all'epoca aveva soltanto dodici anni, avrebbe vissuto con disagio questa situazione ed era spesso soggetta a crisi d'ansia e attacchi di panico.
I genitori della studentessa si sono costituiti parte civile con l'avvocato Anna Grazia Maraschio.