​’I prezzi bassi servono, sono una chiave per vincere la gara’. Ecco le dichiarazioni di Palma sugli appalti della centrale di Cerano


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Un vero e proprio sistema di corruzione per l’aggiudicazione delle gare presso la centrale Enel, grazie al contributo di persone compiacenti. È quanto emerge dalle dichiarazioni di Giuseppe Luigi Palma, 46 anni di Monteroni di Lecce, indagato a piede libero per corruzione aggravata e continuata ed evasione sulle imposte dei redditi.
 
L’uomo, nel novembre scorso, si autodenunciò e  successivamente minacciò il suicidio all'interno dell'impianto di Cerano. In seguito gli inquirenti trovarono un riscontro a tali dichiarazioni,  attraverso le verifiche effettuate dall’ENEL PRODUZIONE s.p.a. ed indicate nell’atto di denuncia-querela del gennaio scorso.
 
Secondo quanto emerge dagli accertamenti della Procura brindisina, il principale indagato Carlo Depunzio forniva a Palma informazioni riservate concernenti le offerte di altri concorrenti per consentirgli di effettuare un’offerta più bassa. Nelle fasi successive relative alla verifica dell’andamento dei lavori con emissione dei SAL e liquidazione degli importi, Palma doveva  versare somme di denaro anche nei confronti degli assistenti di cantiere.
 
Inoltre, vi è il colloquio avvenuto a Roma tra l'imprenditore di Monteroni  ed i vertici di ENEL che veniva registrato con il consenso degli intervenuti e la cui traccia audio veniva messa a disposizione della Procura.
 
Palma in quest'occasione affermava "ho vinto delle gare perché mi hanno fatto vincere delle gare" ; oppure " i prezzi bassi servono, sono una chiave per vincere la gara".
 
Infine, nel corso delle dichiarazioni innanzi ai pm, l'imprenditore monteronese riferiva che un dirigente della società appaltante aveva effettuato nei suoi confronti indebite pressioni per fargli assumere lavoratori (alcuni dei quali pregiudicati), già dipendenti di altre imprese che in passato avevano ricevuto commesse nella stessa centrale termoelettrica. Il PALMA, secondo gli accordi con i vertici aziendali, avrebbe recuperato i costi sostenuti per il personale attraverso l’emissione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, con la complicità dei dipendenti ENEL che avrebbero dovuto certificare l’esecuzione dei lavori e gli stati di avanzamento ed autorizzare l’emissione dei mandati di pagamento.
 
Palma è assistito dagli avvocati Pierfilippo Centonze e Paolo Spalluto. Intanto, i sostituti procuratori di Brindisi Milto Stefano De Nozza e Francesco Carluccio hanno avanzato richiesta di incidente probatorio presso l'ufficio Gip, per "cristallizzare" le dichiarazioni rese in precedenza dall'imprenditore.
 
Nell'ordinanza, invece, il gip Stefania De Angelis, a proposito della posizione dell'imprenditore di Monteroni sottolinea "Probabilmente il PALMA non immaginava che, come spesso accade, il sistema di corruzione lo avrebbe portato ad un sostanziale fallimento: le offerte presentate per vincere le gare di appalto erano particolarmente basse; i costi erano elevati e lievitavano a causa della assunzione di lavoratori (già impiegati presso le precedenti imprese appaltatrici) richiesta dall’azienda committente; la sete di denaro dei numerosi dipendenti infedeli determinava un ricorso continuo alle casse della PALMA ASFALTI s.r.l."
 
Inoltre, il gip stigmatizza il grave comportamento tenuto dagli indagati arrestati, affermando "Colpisce come 'il bisogno' di denaro da parte di chi ha la fortuna di svolgere un lavoro dignitoso faccia dimenticare quanto possa essere pericoloso consentire alle imprese appaltatrici di utilizzare materiali scadenti per realizzare opere pubbliche o di rilevanza pubblica. Colpisce il fatto che solo per mantenere un tenore di vita più elevato si accetti di pilotare una gara di appalto, così pregiudicando la libera concorrenza e danneggiando l’azienda datrice di lavoro, la collettività, l’economia tutta.   "
 
Ricordiamo che venerdì scorso, la Gdf di Brindisi ha emesso cinque arresti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, nei confronti di dipendenti della  centrale termoelettrica" Federico II" .Quattro di essi sono finiti ai domiciliari, mentre uno è stato condotto in carcere. Rispondono delle ipotesi di reato di corruzione continuata per atti contrari ai doveri d’ufficio.