La Procura dispone l’autopsia per far luce sull’agguato a Squinzano di martedì sera. Il 42enne Luigi Guadadiello, è stato raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco. A nulla è servita la corsa dell’ambulanza al Vito Fazzi di Lecce, dove i medici hanno constatato il decesso dell’uomo.
E questa mattina il sostituto procuratore Giovanna Cannarile della Direzione Distrettuale Antimafia ha conferito l’incarico per l’autopsia al medico legale Alberto Tortorella. Era presente l’avvocato Giuseppe Presicce che assiste nove familiari della vittima. L’esame sarà eseguito domani mattina.
In base a quanto emerso finora, sarebbero state più persone a sparare al 42enne, freddato da alcuni colpi di pistola, mentre usciva di casa con la compagna, il figlio neonato e altri due famigliari. Si ipotizza un agguato in stile mafioso e non si esclude un regolamento di conti nell’ambito della criminalità organizzata e dello spaccio di droga.
Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Campi Salentina e ai colleghi della sezione investigazioni scientifiche.
Sono dieci i bossoli rinvenuti martedì sera dai carabinieri. A uccidere il 42enne sarebbe stato il proiettile che lo ha raggiunto tra il torace e il collo; un altro lo ha colpito a una gamba.
E secondo le prime ricostruzioni, Guadadiello, avendo visto i suoi assassini, avrebbe tentato invano di fuggire a piedi. Alcuni testimoni avrebbero riferito la presenza di un’auto scura di grossa cilindrata che si e poi allontanata a velocità sostenuta. Inoltre, verranno esaminate le eventuali immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona.
Il 42enne era uscito dal carcere lo scorso marzo dopo una condanna a 16 anni, confermata in Cassazione, per avere ucciso nel 2008 con due coltellate un 31enne di nazionalità marocchina che avrebbe violentato la compagna di Guadadiello, all’epoca 21enne. Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, il 42enne guidò per tutta la notte dal Salento fino al comune di Gera d’Adda, in provincia di Bergamo, dove viveva la sua fidanzata.