Giunge al capolinea l’inchiesta sul crac finanziario di due società del noto imprenditore Antonio Scarlino.
Il sostituto procuratore Donatina Buffelli, nelle scorse ore, ha chiuso le indagini. Nell’avviso di conclusione, il 48enne di Taurisano risulta indagato con l’accusa di bancarotta fraudolenta, in qualità di amministratore unico e successivamente di liquidatore di “Diciotto s.r.l.” e di amministratore unico della “Wommy s.r.l.”. La Procura contesta anche le aggravanti di aver commesso più reati di bancarotta e il danno di rilevante entità.
Non solo, poiché Antonio Scarlino risponde anche dell’ipotesi di reato di “mendacio e falso interno” (in relazione ad un articolo di legge, del testo unico bancario), in concorso con un avvocato.
L’accusa di bancarotta
Il primo episodio contestato ad Antonio Scarlino riguarda la “Diciotto s.r.l.” in liquidazione, dichiarata fallita nel dicembre del 2017. Si trattava di un’azienda con sede legale prima a Taurisano e poi a Maglie, specializzata nell’acquisto e nella gestione di supermercati, bar, ristoranti etc, destinati alla vendita di prodotti di salumeria.
Tali “articoli” venivano acquistati da un’altra società amministrata da Scarlino. Parliamo della Wommy s.r.l., anch’essa dichiarata fallita nel dicembre del 2017.
Secondo il pm Buffelli, l’imprenditore avrebbe “distratto”, in riferimento all’anno d’imposta 2015, una serie di beni per un valore complessivo di 1.672.936,31 euro. Inoltre, avrebbe “sottratto, distrutto o falsificato o comunque tenuto” i libri e le scritture contabili. A quale scopo? Non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio. Infatti, non venivano consegnati al curatore i più importanti documenti fiscali, ritenuti obbligatori. Inoltre, all’esito di una verifica della Guardia di Finanza, la contabilità della società si sarebbe rivelata inattendibile.
In particolare, sarebbe emersa una discordanza tra i risultati di esercizio trascritti dalla società fallita e quelli realmente conseguiti.
Il secondo episodio di bancarotta riguarda, invece, la suddetta Wommy s.r.l., specializzata nel commercio all’ingrosso di salumi, formaggi e carni, compresa l’attività di importazione di prodotti con il proprio marchio e trasformata nell’ottobre del 2015 in agenzia commerciale di prodotti alimentari con mandato per tutta l’Europa.
Anche in questo caso, secondo l’accusa, Antonio Scarlino avrebbe distratto numerosi beni, per un valore complessivo di 1.844.448 euro. Tale importo, sarebbe relativo alla riscossione dei crediti vantati (alla data del 29 ottobre del 2015) nei confronti della società “Diciotto s.r.l.”. Considerata primo cliente della Wommy s.r.l. e strettamente correlata non solo dal punto di vista della proprietà, ma anche da quello economico. E poi, c’è ancora una volta, l’accusa di sottrazione di libri e scritture contabili.
Il reato in materia bancaria
Secondo la Procura, tra i mesi di aprile e giugno del 2017, Antonio Scarlino avrebbe fornito dolosamente dei documenti falsi (fatture e contratti) ad una nota banca, in merito alla situazione economica sia della Diciotto che della Wommy. Essi attestavano crediti inesistenti nei confronti di società straniere “per asserita operazione di vendita di asset aziendali”, per un corrispettivo di circa 50 milioni di euro. Scarlino, per mettere in atto tali operazioni, si sarebbe avvalso dell’aiuto di un avvocato che risponde dello stesso reato di “mendacio e falso interno”. Il pm ritiene che i due indagati volessero ottenere dalla banca l’accreditamento di somme di denaro, attraverso uno strumento di pagamento telematico, utile per disporre incassi all’interno dei paesi SEPA.
In realtà, specifica la Procura, il piano non si sarebbe mai concretizzato. Inoltre, non essendo stata presentata alcuna denuncia da parte dell’Istituto di credito in questione, non si può neanche ipotizzare il reato di tentata truffa.
La difesa dei due indagati
Antonio Scarlino avrà modo di dimostrare la propria estraneità a tutte le accuse, attraverso il proprio difensore di fiducia, l’avvocato Andrea Sambati. L’imprenditore ha, infatti, già chiesto di essere interrogato in Procura per fornire gli opportuni chiarimenti sulla vicenda.
Invece, il legale indagato, è assistito dall’avvocato Ivana Quarta che nel frattempo ha già depositato una corposa memoria difensiva, chiedendo l’archiviazione.
Nello specifico, la difesa ritiene come il legale non abbia mai prodotto documenti falsi presso la suddetta banca, circa una presunta falsa situazione economica della società amministrata dall’imprenditore.
Il processo sulla morte di un operaio
Intanto, è già iniziato il processo sulla morte dell’operaio Mario Orlando, stritolato nell’agosto del 2013 da una macchina impastatrice, all’interno del salumificio Scarlino di Taurisano. Sul banco degli imputati il “re dei würstel” Attilio Scarlino, amministratore unico dell’azienda e Antonio Scarlino nelle vesti di responsabile della sicurezza.