Crac finanziario di due società, il noto imprenditore Antonio Scarlino rischia il processo


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Rischia di finire sotto processo il noto imprenditore Antonio Scarlino,per il crac finanziario di due società.

Il sostituto procuratore Donatina Buffelli, nelle scorse ore, ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del 48enne di Taurisano. L’udienza preliminare è fissata per il 22 gennaio del 2020, dinanzi al gup Giovanni Gallo.

L’imprenditore deve difendersi dall’accusa di bancarotta fraudolenta.

Ma non finisce qui, dal momento che Antonio Scarlino risponde anche dell’ipotesi di reato di “mendacio e falso interno”, in concorso con un avvocato. Anche quest’ultimo rischia di finire sotto processo e sarà sempre il giudice Gallo a stabilire se accogliere l’istanza della Procura.

Antonio Scarlino è difeso dall’avvocato Andrea Sambati. Invece, il legale indagato è assistito dall’avvocato Ivana Quarta.

Il primo episodio contestato ad Antonio Scarlino, in qualità di amministratore unico, riguarda la “Diciotto s.r.l.” in liquidazione, dichiarata fallita nel dicembre del 2017. Si trattava di un’azienda con sede legale prima a Taurisano e poi a Maglie, specializzata nell’acquisto e nella gestione di supermercati, bar, ristoranti, destinati alla vendita di prodotti di salumeria.

Tali “articoli” venivano acquistati dalla Wommy s.r.l., anch’essa fallita.

Secondo il pm Buffelli, l’imprenditore avrebbe “distratto”, in riferimento all’anno d’imposta 2015, una serie di beni per un valore complessivo di 1.672.936,31 euro.

Il secondo episodio di bancarotta riguarda, invece, la suddetta Wommy s.r.l., specializzata nel commercio all’ingrosso di salumi, formaggi e carni. Anche in questo caso, secondo l’accusa, Antonio Scarlino avrebbe distratto beni, per un valore complessivo di 1.844.448 euro.

Secondo la Procura, tra i mesi di aprile e giugno del 2017, Antonio Scarlino avrebbe inoltre fornito dolosamente dei documenti falsi (fatture e contratti) ad una nota banca, in merito alla situazione economica sia della Diciotto che della Wommy.

Scarlino, per mettere in atto tali operazioni, si sarebbe avvalso dell’aiuto di un avvocato che risponde dello stesso reato di “mendacio e falso interno”.

In realtà, specifica la Procura, il piano non si sarebbe mai concretizzato.