Fu trovato in possesso di un arsenale, nascosto all'interno di una masseria, e oggi è arrivata la condanna a 7 anni e 4 mesi per Giovanni Manzari. La dura sentenza, maturata anche in considerazione della recidiva specifica, è arrivata al termine del processo con rito abbreviato, davanti al gup Antonia Martalò. Disposto, inoltre, il pagamento di una multa di 4mila e 600 euro. Il 55enne di Lecce rispondeva dei reati di detenzione abusiva di armi, esplosivo e munizioni e ricettazione. In precedenza, il pubblico ministero aveva invocato una condanna a 6 anni. Il difensore di Manzari, l'avvocato Carlo Martina, aveva proposto una ricostruzione alternativa dei fatti, in base agli elementi contenuti all'interno del fascicolo d'indagine e aveva invocato l'assoluzione "per non aver commesso il fatto".
Anzitutto, l'imputato non era l'unico ad avere la disponibilità dell'immobile in cui furono ritrovate le armi. Nella masseria risiedevano altre due persone nei giorni in cui avvenne il blitz, mentre Manzari era detenuto in carcere a Brindisi. Inoltre, l'accertamento eseguito dai Ris di Roma avrebbe dimostrato l'assenza di impronte papillari sulle armi. Infine, ci sarebbe una fotografia aerea della masseria, da cui si dedurrebbe che la parte del muretto a secco in cui vennero ritrovate alcune armi, era al confine con un altra campagna. Ad ogni modo, al deposito delle motivazioni della sentenza, l'avvocato Martina ricorrerà in Appello.
Ricordiamo che lo scorso 30 novembre, quando i militari del Nucleo Investigativo salentino perquisirono una masseria situata tra le marine di Torre Rinalda e Casalabate, in località “Ceratelle” trovarono un vero e proprio arsenale “che avrebbe fatto invidia a un’armeria” come aveva commentato il comandante dei carabinieri di Lecce, Nicodemo Macrì in conferenza stampa. Armi, esplosivi, munizioni occultati all’interno di una ventina di nascondigli, segnalati con bottiglie e pezzi di plastica che potevano essere il deposito di un unico clan o una sorta di “supermarket” da cui i gruppi criminali potevano attingere. Le indagini furono condotte dai militari del Nucleo Investigativo di Lecce che, con la collaborazione delle unità cinofile di Tito, in provincia di Potenza. Venne data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal GIP del tribunale di Lecce, Simona Panzera, su richiesta del Sostituto Procuratore, Carmen Ruggiero.
Era solo l’inizio. L’attività investigativa avviata all’indomani del sequestro avrebbe permesso di documentare, l’appartenenza del materiale esplosivo a Giovanni Manzari, già arrestato nel 2010 in circostanze analoghe dai carabinieri di Campi Salentina e, al momento dei fatti, in regime di custodia cautelare in carcere. Era stato "pizzicato" insieme ad un complice, con oltre 3 chili di hashish dal Norm di Brindisi. I militari li avevano ‘notati’ a bordo di una Fiat Punto che procedeva a forte velocità sulla strada statale 613, in direzione sud.