Si conclude con l’assoluzione con formula piena, il processo a carico di un noto imprenditore leccese accusato di usura.
Nella mattinata di oggi, i giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, relatore Valeria Fedele, a latere Roberta Maggio), al termine del processo, hanno assolto “perché il fatto non sussiste” Bruno Acquaviva, 54enne leccese. I giudici hanno accolto pienamente l’istanza della difesa, rappresentata dagli avvocati Antonio Savoia e Luigi Covella, che sosteneva l’inattendibilità delle dichiarazioni della presunta parte offesa. Anche il pubblico ministero d’udienza Donatina Buffelli aveva invocato l’assoluzione per l’imputato.
Non solo, poiché il collegio ha disposto la trasmissione degli atti in Procura per verificare la sussistenza di eventuali reati a carico dell’uomo che sporse denuncia contro Acquaviva. Dunque il pm dovrà valutare se la presunta vittima, anche sulla base di quanto emerso nel corso del dibattimento, abbia commesso illeciti. Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro il termine di 60 giorni.
Invece, già in precedenza, venne assolto al termine del rito abbreviato, Carlo Cavalera, 54enne di Gallipoli (difeso dall’avvocato Amilcare Tana). E nel corso dell’udienza preliminare venne invece prosciolto Marco Colizzi, 45enne di Lecce (difeso dall’avvocato Giuseppe Milli). Rispondevano entrambi del reato di usura.
I fatti risalgono al mese di marzo del 2014. Secondo il pubblico ministero Carmen Ruggiero, titolare dell’inchiesta. Bruno Acquaviva per un prestito di 4mila euro, avrebbe chiesto interessi usurari pari al 207,77 per cento, nettamente superiore al limite di legge, poiché come riportato nel capo d’imputazione, “relativamente alla categoria crediti personali per i trimestri settembre/dicembre 2013 e gennaio/marzo 2014, il TEG era fissato nella misura del 18,9875 % ed il tasso soglia pari al 27,7343”. E si sarebbe fatto consegnare un assegno per la somma di 6mila euro.
Invece, si è già conclusa con il proscioglimento, un’altra vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’imprenditore Bruno Acquaviva e altri sei imputati. Il gup Sergio Tosi, al termine dell’udienza preliminare, ha disposto il non luogo a procedere, “perché il fatto non sussiste”. Il giudice ha disposto anche il dissequestro delle somme di denaro sottoposte a sequestro (circa 1 milione di euro). Rispondevano a vario titolo e in diversa misura di evasione fiscale, autoriciclaggio, appropriazione indebita.
Erano assistiti dagli avvocati Luigi Covella, Luigi Corvaglia, Antonio Savoia.