Concluso il Processo sui presunti avvocati “copioni”, arrivano 14 condanne e 8 assoluzioni


Condividi su

Si conclude con 14 condanne ed 8 assoluzioni, il processo con rito ordinario sui presunti avvocati “copioni”.

Il giudice monocratico Silvia Saracino ha inflitto 4 mesi nei confronti di un imputato; tre mesi per una candidata (anche per lei, “unificati i fatti sotto il vincolo della continuazione”) ed infine due mesi, a tutti gli altri dodici. Sono state accordate a tutti (escluso il primo),  le attenuanti generiche. Soprattutto, il giudice ha disposto la sospensione della pena e la non menzione della condanna.

Assolti, invece, “perché il fatto non sussiste”, gli altri 8 imputati.

Nell’udienza di venerdì scorso, il pm Donatina Buffelli (sostituita oggi in udienza, dal vice procuratore onorario Antonio Zito), ha invece chiesto la condanna a tre mesi (pena sospesa e non menzione) di dieci aspiranti avvocati, accusati di aver consegnato, al concorso per il conseguimento dell’abilitazione, un elaborato “fotocopia”. Non solo, poiché il pm Donatina Buffelli ha invocato ben dodici assoluzioni.

I difensori dei 22 imputati (provenienti dalle province di Lecce, Brindisi e Taranto) che hanno scelto il rito ordinario, sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Marco Caracuta, Marco Castelluzzo, Davide Pastore, Romeo Russo e Fabrizio Lamanna.

Invece, altri 70 circa, difesi – tra gli altri – dagli avvocati Cristiano Solinas, Luigi Rella, Anna Inguscio e Federico Pellegrino, avevano chiesto la sospensione del provvedimento e l’accoglimento della cosiddetta “messa alla prova” che, in poche parole, consiste in un periodo di lavori di pubblica utilità. L’istanza è stata accolta, consentendo l’estinzione del reato e la partecipazione al concorso pubblico.

Altri due imputati hanno invece scelto il rito abbreviato, uno di essi è stato assolto; l’altro ha ottenuto la messa alla prova. Sono assistiti dai legali Vincenzo Venneri e Francesco Fasano.

Secondo l’accusa, (l’inchiesta venne condotta dal procuratore capo Cataldo Motta), 103 aspiranti avvocati durante la prova scritta del dicembre 2012 per il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione forense, avrebbero presentato un testo quasi identico. Tant’è che la Corte di Appello di Catania, incaricata della correzione delle verifiche dei candidati del distretto di Lecce, che comprende anche Brindisi e Taranto, ne rispedì al mittente 103.

Il risultato? Compiti annullati e riflettori della giustizia accesi.

Ai presunti “copioni”, era stata contestata la violazione dellarticolo 1 della legge 475 del 1925, che punisce chiunque “utilizzi elaborati non propri”. Una vecchia legge d’epoca fascista che da più di novant’anni punisce chiunque incappi nel reato di falsa attribuzione di un lavoro altrui. E poco importa se durante la prova era stato preso “spunto” da Internet consultando siti specializzati o copiato alla lettera un elaborato già pronto e inviato via whatsapp.