Caduta di massi dalla scogliera di Porto Miggiano: il pm chiede al gip l’archiviazione del procedimento


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Si va verso l'archiviazione del procedimento, nell'ambito dell'inchiesta sulla caduta di massi a Porto Miggiano. Il pubblico ministero Angela Rotondano, che ha ereditato il fascicolo d'indagine dal collega Antonio Negro, ha inoltrato la richiesta al gip Giovanni Gallo che potrebbe emettere nei prossimi giorni il decreto di archiviazione.
 
L'inchiesta prese avvio da una segnalazione della Guardia Costiera di Otranto. Venivano così successivamente disposti alcuni lavori di risistemazione del pianoro prospiciente la torre e la rimozione dei massi che sovrastavano il porticciolo. Lavori che dovevano essere eseguiti per "somma urgenza".

Già a marzo del 2013, la Procura aveva apposto i sigilli all’area rendendola inaccessibile, in base ad un sequestro probatorio. Nell'agosto di due anni fa, invece, il giudice per le indagini preliminari Vincenzo Brancato ha emesso un decreto di sequestro preventivo, così come chiesto dai sostituti procuratori Elsa Valeria Mignone ed Antonio Negro. Il giudice ha anche nominato come custode giudiziario il primo cittadino di Santa Cesarea Terme.
 
Infatti, nel periodo invernale, un grosso blocco di pietra era caduto al centro della piattaforma per la balneazione. Nel registro degli indagati furono anche iscritti tre nomi, tra cui, l'allora dirigente dei lavori pubblici del Comune; il direttore dei lavori ed il titolare della ditta esecutrice. I reati ipotizzati dagli inquirenti erano quelli di abusivismo edilizio in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, oltre alla distruzione ed al deturpamento di bellezze naturali.
 
Le indagini della Procura si sono avvalse delle consulenze di vari "esperti", tra cui Dino Borri, ordinario del dipartimento di architettura e urbanistica del Politecnico di Bari e il dottor Giuseppe Roberto Tommasicchio, specializzato in regime e protezione dei litorali. I consulenti sono giunti alla conclusione che la baia fosse a rischio crolli.
 
Ricordiamo che il 1 luglio scorso sono finiti, invece, sotto processo in otto, per un'inchiesta "parallela". Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, da Luigi Rella, Francesco Galluccio Mezio, Stefano De Francesco, Mauro Finocchito. I consulenti della Procura avevano rilevato nel corso delle indagini preliminari, varie irregolarità.

I lavori eseguiti a Porto Miggiano con tre milioni di euro di fondi pubblici, tra cui una diga marittima per la messa in sicurezza del costone roccioso e per creare una piattaforma destinata ai bagnanti, sarebbero stati, solo sulla carta, secondo i magistrati inquirenti, indirizzati a questa finalità, poiché avrebbero avuto un effetto contrario. La falesia – secondo le conclusioni della Procura – sarebbe stata irreparabilmente deturpata, provocando un pericoloso incremento dell'instabilità idrogeologica.