Resta sospeso dal servizio, il carabiniere indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’inchiesta “Contatto”. Il Tribunale del Riesame ha confermato la decisione del gip Edoardo D’Ambrosio, ma solo per questa ipotesi di reato, e non per il falso ideologico commesso da pubblico ufficiale (in relazione al furto di una macchina) e neanche per la rivelazione del segreto di ufficio. In attesa delle motivazioni della sentenza, dunque, il quadro accusatorio uscirebbe ridimensionato dall’aula del Riesame.
Rigettato dunque solo in parte l’Appello dei legali di Piero Tramacere, 51enne, di Sogliano Cavour, appuntato scelto dei carabinieri. Gli avvocati Francesco Vergine e Massimo Manfreda chiedevano l’annullamento in toto dell’ordinanza che disponeva la sospensione di sei mesi.
La difesa ha fatto riferimento ad un’intercettazione tra un indagato e la sua fidanzata. L’uomo racconta di aver visto una pattuglia dei carabinieri di Cutrofiano, in giro per Sogliano Cavour, e l’interlocutrice afferma che si tratta di “quelli innocui”. Secondo il gip, tale conversazione esprimerebbe “la sostanziale certezza di non dover temere l’attivazione, da parte di quella stazione di indagini nei loro confronti”. In realtà, i legali hanno fatto presente in sede di Riesame, che quel giorno il loro assistito non era servizio.
Tramacere, già nel corso di oltre un’ora di interrogatorio innanzi al gip, aveva fornito la propria versione dei fatti e chiarito la sua posizione nell’ambito dell’inchiesta. I legali avevano presentato una dettagliata documentazione, fatta di verbali e contravvenzioni, che dimostrerebbe come il carabiniere abbia sempre svolto al meglio il proprio servizio, anche nei confronti di affiliati al clan.
Piero Tramacere, secondo la Procura, pur non facendo parte dell’associazione, avrebbe collaborato con il clan, impegnandosi direttamente con i vertici di quest’ultimo, a “presentare” i militari che erano stati trasferiti da poco in caserma. La conoscenza vis a vis serviva ad evitare i controlli e le eventuali sanzioni. Lui stesso avrebbe evitato di sequestrare le auto dei boss, prive di assicurazione.
Non solo, avrebbe ‘informato’ il gruppo di Sogliano sulle indagini in corso, in particolare “aggiornando” Antonio Cianci sulle intercettazioni telefoniche a loro carico.
Non solo, il militare avrebbe ‘raccontato’ ai colleghi di Soleto di aver ritrovato per puro caso l’auto di sua sorella. In realtà, la Punto era stata recuperata da Cianci e Massimo Candido, da lui sollecitati, i quali l’avevano rubata il giorno stesso. In questo caso, il carabiniere ha riferito al giudice di aver sporto regolare denuncia, subito dopo il ritrovamento dell’auto.
Le altre “divise”
Nell’inchiesta contatto sono coinvolte anche altre due divise. Laura Gemma, 29 anni di Sogliano Cavour, agente della Polizia Penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale di Genova ( sospensione di sei mesi) e Luigi Antonaci, 53 anni, vigile Urbano del Comune di Sogliano Cavour, ( tre mesi) entrambi assistiti dall’avvocato Donato Sabetta. Laura Gemma risponde del reato di concorso esterno in associazione mafiosa e truffa aggravata e continuata. Luigi Antonaci soltanto del reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
L’ex Assessore
Inoltre, tra gli indagati compare il nome di Luciano Biagio Magnolo, ex assessore alle politiche sociali del Comune di Sogliano Cavour, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’inchiesta “Contatto”.
Egli, come riferiscono i suoi legali Giuseppe e Michele Bonsegna, “ha negato sdegnosamente di aver mai fornito aiuti esterni al clan”. Il Tribunale del Riesame, ha comunque confermato la decisione del gip Edoardo D’Ambrosio che ha disposto gli arresti domiciliari per Magnolo.