Avrebbe superato, seppur di poco, il limite di velocità consentito su quella strada, colpendo violentemente un motociclo e causando la morte immediata del guidatore. Il gup Michele Toriello ha condannato per omicidio colposo nel processo con rito abbreviato, a sei mesi di reclusione in considerazione delle attenuanti generiche, pena sospesa, la 43enne di Lecce incensurata D.T.
Il pubblico ministero d'udienza Donatina Buffelli (il titolare dell'inchiesta è Antonio Negro) aveva chiesto, la condanna dell'automobilista, seppur invocando una pena lieve (per le summenzionate attenuanti generiche), mentre il difensore della donna, l'avvocato Massimiliano Petrachi, si era espresso per l'assoluzione.
L'incidente stradale mortale avvenne nella zona 167 C, nei pressi dello stadio "Via del Mare", in via Pistoia (dalla periferia verso il centro) all'altezza di piazzale Sondrio, durante il giorno. In data 11 marzo di tre anni fa, difatti, D.T. alla guida di una Audi A3 stava percorrendo la strada suddetta ad una velocità sostenuta, ma comunque di poco al di sopra del limite consentito (66 km/h invece dei 50 km/h previsti dal codice della strada), quando andò ad impattare con un motorino Aprilia di piccola cilindrata. Il guidatore, un uomo di mezza età, stava uscendo lentamente ma senza fermarsi completamente, da una stradina laterale percorrendola da sinistra a destra; a quel punto, sarebbe sopraggiunta la vettura guidata dalla 43enne leccese che l'avrebbe colpito violentemente, cagionandone l'immediato decesso. In seguito all'impatto mortale fu naturalmente disposta l'autopsia e successivamente una perizia sull'incidente stradale, come richiesto dal pubblico ministero Antonio Negro per ricostruire l'esatto dinamica dell'incidente.
Anche alla luce dell'esito della consulenza richiesta dalla Procura, il difensore dell'automobilista leccese D.T., l'avvocato Massimiliano Petrachi ha sostenuto l'innocenza del proprio assistito. Infatti, nonostante fosse emerso un leggero "sforamento" del limite di velocità, il tratto di strada percorso era scorrimento veloce e soprattutto come emerso dalla perizia sull'incidente, l'uomo alla guida del piccolo ciclomotore (risulterebbe che non godesse di ottima salute e fosse anche ipovedente), sarebbe sbucato dalla strada senza rispettare la precedenza.