Avrebbe compiuto abusi sessuali di varo tipo sui figli minorenni e sulla base di queste gravi accuse, il collegio giudicante ha condannato a 13 anni di reclusione una donna 41enne di Gallipoli. Invece il padre, 45enne (entrambi risiedevano a Casarano) inizialmente imputato con le stesse accuse, è stato in corso di dibattimento ritenuto "incapace d'intendere e di volere". Il collegio della seconda sezione penale presieduto da Pasquale Sansonetti, a latere Annalisa De Benedictis e Marcello Rizzo ha comunque disposto per lui, una misura di sicurezza di 5 anni, in una struttura psichiatrica. Inoltre, i giudici hanno accordato una provvisionale di 50.000 euro per ciascuna delle parti civili. Il figlio della coppia è difeso dal curatore speciale, l'avvocato Cristina Pisacane, mentre la figlia ha nominato come proprio difensore, l'avvocato Laura Bruno.
Prima della sentenza, hanno tenuto la propria arringa difensiva l'avvocato Pompeo De Mitri , legale dell'imputata e i difensori Speranza Faenza e Carmine De Paolis, per il marito. Essi hanno sostenuto che, pur essendoci stata una situazione familiare di disagio, fatta di problemi economici e conflittualità tra i genitori, non si sarebbe mai verificato alcun tipo di abuso verso i figli. I legali ritengono che il racconto dei bambini non sia credibile ed hanno chiesto l'assoluzione per entrambi, "perché il fatto non sussiste". Essi hanno già annunciato che presenteranno ricorso.
Nella scorsa udienza del 3 marzo, invece, Il pm Giovanni Gagliotta (oggi in aula era presente la dr.ssa Roberta Licci) ha chiesto 15 anni di reclusione e ha concluso la propria durissima requisitoria, affermando che "nonostante lo stato di degrado sociale, nell'ambito del quale si sono svolte le violenze, nessuna attenuante può essere accordata, data la gravità dei fatti". Le contestazioni sono pesantissime, trattandosi di tre reati aggravati: violenza sessuale ed atti sessuali con minorenne e corruzione di minorenne. Il pm Gagliotta, durante l'odierna discussione in aula, ha riportato alcune dichiarazioni rese agli inquirenti dai due figli della coppia come l'affermazione del minore "Gli adulti facevano cose sporchissime; si chiudevano in camera con noi e ci facevano fare delle cose sporchissime, a me e mia sorella". I due bambini, infatti, erano stati già ascoltati già in fase d'indagini, attraverso l'incidente probatorio.
Secondo l'accusa, i genitori avrebbero costretto i propri due figli, un maschietto ed una femminuccia minori di dieci anni, a partecipare a "giochi perversi" nella loro camera da letto. Anzitutto, li avrebbero fatti spogliare e poi costretti a rapporti sessuali tra loro due e poi con gli stessi genitori, "invogliandoli" a riproporre gli stessi "comportamenti " con i propri coetanei. I genitori sono anche accusati di atti sessuali nei confronti dei figli, consistenti in baci sul corpo, carezze nelle parti intime e "pratiche masturbatorie". Non solo, la coppia si sarebbe esibita in atti sessuali dimostrativi" in loro presenza, "intimandogli" di imitarli e riproporre gli stessi comportamenti. Gli episodi si sarebbero verificati a Casarano, fino al settembre del 2007.
La denuncia venne sporta da alcuni operatori di una Casa Famiglia, presso la quale erano ospitati i due bambini, considerando lo stato d'indigenza della famiglia. Infatti, queste persone preposte alla cura dei minori, notarono alcuni comportamenti sessuali inusuali da parte dei ragazzini. Uno staff di specialisti composto da psicologi effettuò ulteriori accertamenti ed i due minori cominciarono a raccontare i presunti abusi e le violenze sessuali, compiuti dai propri genitori sulla loro pelle. L'esito di questi "incontri" ed ascolti protetti, fu che i ragazzini avrebbero manifestato "turbe psichiche", perché vittime in passato di violenza. Fu redatta una "relazione clinica di aggiornamento", inoltrata al Tribunale dei Minorenni. Successivamente, gli atti furono però trasmessi alla Procura di Lecce.