Rispondeva dell’accusa di aver costretto la compagna ad avere quotidianamente rapporti sessuali. E per ottenere ciò, le avrebbe messo le mani al collo, nell’intento di soffocarla. Nei giorni scorsi, al termine del processo, i giudici della prima sezione collegiale (presidente Roberto Tanisi) hanno condannato l’imputato alla pena di 1 anno e 2 mesi di reclusione, per il reato di violenza sessuale, ma riconoscendo l’ipotesi lieve, in considerazione degli esiti dell’istruttoria dibattimentale.
I giudici hanno disposto anche il risarcimento del danno in favore della vittima che si era costituita parte civile con l’avvocato David Alemanno.
L’imputato, un 62enne residente in un paese del Sud Salento, difeso dall’avvocato Luca Puce, potrà presentare ricorso in Appello, una volta depositate le motivazioni della sentenza.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Maria Rosaria Petrolo, hanno preso il via dalla denuncia della donna.
I fatti si sarebbero verificati, tra febbraio a maggio del 2019. Secondo l’accusa, l’uomo, in più occasioni, con sistematiche imprecazioni e minacce di morte, dirette anche nei confronti della figlia della donna e in alcuni casi, anche con violenza, costringeva, quotidianamente e fino a tre-quattro volte al giorno, la compagna ad avere rapporti sessuali, causandole delle ferite.
Al termine del processo il quadro accusatorio è stato ridimensionato e si è arrivati alla lieve condanna dell’uomo.