Processo sui presunti abusi edilizi al lido “Samsara Beach” di Gallipoli. Arrivano quattro condanne


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Si conclude con la condanna, il processo, nei confronti di quattro imputati per i presunti abusi edilizi nel noto stabilimento balneare Samsara di Gallipoli, in località “Baia Verde”.

I giudici della seconda sezione collegiale (presidente Stefano Sernia) hanno inflitto: 1 anno e 3 mesi di reclusione (pena sospesa) per Lorenzo De Pinto, 47 anni di Gallipoli, tecnico progettista della società e per Rocco Greco, 47 anni di Gallipoli, legale rappresentante della Società “Sabbia d’Oro s.r.l.” proprietaria dello stabilimento balneare denominato “Samsara beach”; 2 anni di reclusione per Giuseppe Cataldi, 66enne di Gallipoli, dirigente all’epoca dei fatti del Settore Urbanistico e Dirigente dell’Ufficio Demanio del Comune di Gallipoli. Invece Sergio Leone, 66 anni di Taviano, funzionario delegato alla firma per dirigente del Settore Urbanistico del Comune, all’epoca dei fatti, è stato condannato a 1 mese di arresto (pena sospesa).

Nello specifico, i giudici hanno condannato gli imputati, a vario titolo ed in diversa misura, per alcuni episodi relativi ai reati di falso e abuso d’ufficio, abusivismo edilizio e occupazione abusiva di terreno pubblico. Sono stati invece assolti per le altre condotte contestate.
Inoltre, per alcuni reati contravvenzionali è stato dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione.

Inoltre, il collegio giudicante ha disposto la revoca del sequestro dell’area e la restituzione del Samsara al demanio.
Gli avvocati Luigi Covella e Luigi Suez, hanno discusso in una scorsa udienza, sostenendo l’estraneità alle accuse degli imputati. Una volta depositate le motivazioni della sentenza entro 90 giorni potranno proporre ricorso in Appello.

Le accuse

Sotto la lente d’ingrandimento della Procura sono finiti una serie di permessi ed autorizzazioni (tra cui l’assenza di nullaosta) ritenute illegittime, per la presenza di vincoli paesaggistici.
Nello specifico, secondo l’accusa rappresentata dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, gli indagati avrebbero realizzato, su di un’area demaniale marittima sottoposta a vincolo paesaggistico, una serie di interventi edilizi per la creazione di una complessa struttura destinata a stabilimento turistico-balneare ed attività ricreative di intrattenimento musicale e danzante (discoteca all’aperto). In che modo? Attraverso la creazione di grande manufatto destinato a chiosco-bar, cucina, deposito con annessi locale dj e zona shop, servizi igienici, infermeria, struttura ombreggiante ed ancora camminamenti, pedane, scale e rampe.

Ricordiamo che il 7 febbraio 2019, i militari della Guardia Costiera hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, come disposto dal gip Carlo Cazzella, su richiesta del pm Elsa Valeria Mignone.