Accusato di avere accoltellato il “rivale” in amore per gelosia, 46enne condannato in Appello a 5 anni


Condividi su

Arriva uno sconto di pena, al termine del processo di secondo grado, per l’uomo accusato di avere accoltellato un compaesano per motivi di gelosia.

La Corte di Appello di Lecce ha inflitto 5 anni di reclusione (con l’esclusione della recidiva) a un 46enne di Galatina. I giudici hanno confermato anche il risarcimento del danno in separata sede ed una provvisionale di 20mila euro, in favore della vittima che si era costituita parte civile con l’avvocato Giuseppe Maglio.

In primo grado l’imputato era stato condannato a 7 anni di reclusione dal collegio della prima sezione collegiale.

I legali dell’imputato, gli avvocati Carlo Gervasi e Mario Stefanizzi hanno chiesto l’assoluzione del proprio assistito per legittima difesa e in subordine la derubricazione del reato in lesioni personali.

La difesa potrà presentare ricorso in Cassazione, una volta depositate le motivazioni della sentenza, entro 90 giorni.

Era il 9 febbraio scorso, quando il 56enne si presentò in casa del 45enne che in precedenza gli aveva telefonato, dicendogli: «Vieni che ti scanno», spinto dalla gelosia.

La lite iniziata nell’abitazione del 46enne e terminata per strada, è sfociata nel sangue. L’uomo avrebbe impugnato un coltello da cucina della lunghezza di 14 centimetri, con cui avrebbe aggredito il “rivale” in amore. E secondo l’accusa, il 46enne, nonostante il tentativo di difesa della vittima, che nel tentativo di disarmarlo perdeva l’equilibrio, cadendo sulle ginocchia, lo colpiva al fianco destro, causandogli “lesioni da arma bianca” con prognosi di 40 giorni.

La vittima dell’aggressione, un 56enne di Galatina, ha avuto la forza di andar via e in seguito è stato trasportato all’ospedale di Scorrano per le cure del caso.

Il 45enne era stato inizialmente denunciato a piede libero, ma in seguito per l’uomo si sono aperte le porte della casa circondariale di Lecce. L’arresto è stato eseguito il 28 marzo scorso dai carabinieri della locale stazione, a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Silvia Saracino.

Fondamentali, nel corso delle indagini coordinate dal pm Simona Rizzo, titolare dell’inchiesta, si sono rivelate le immagini delle telecamere di videosorveglianza, installate nella zona.

Il 46enne, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, dinanzi al gip ha riferito di essersi soltanto difeso.

In seguito, il Tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso della difesa che aveva impugnato l’ordinanza di custodia cautelare.

Il 46enne si trova tuttora detenuto in carcere.