Avrebbe modificato il testamento di uno zio, per impossessarsi di due immobili ed una masseria.
Enrico Giangrande, 71 anni di Trepuzzi è stato condannato a 4 anni di reclusione per i reati continuati di falsità in testamento olografo e calunnia. Il giudice monocratico Valeria Fedele ha invece assolto l’imputato per turbativa violenta del possesso di cose immobili. È stato anche disposto il risarcimento del danno (da quantificarsi in separata sede) in favore di tre sorelle ed un fratello, parte civile nel processo con gli avvocati Stefano De Francesco ed Ester Nemola. In una scorsa udienza, anche il pubblico ministero Luigi Mastroniani ha chiesto la condanna dell’imputato.
Enrico Giangrande è difeso dall’avvocato Silvio Verri che una volta depositate le motivazioni della sentenza, presenterà ricorso in Appello.
L’inchiesta
Secondo l’accusa, Enrico Giangrande modificò un testamento del 1946 di uno zio, per intestarsi gli immobili di famiglia che erano stati, in realtà, lasciati in eredità ai fratelli ed alla madre.
Tale tesi accusatoria venne corroborata dalla perizia di un consulente tecnico, nominato dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone, titolare dell’inchiesta.
In particolare, venne escluso che l’autore del testamento “incriminato” (con disposizioni in favore dell’imputato) potesse essere il notaio, nominato all’epoca dei fatti. L’atto originario, preso come modello di riferimento, venne dunque modificato da Enrico Giangrande, con un’intestazione catastale a suo favore.
Non solo, poichè l’imputato rispondeva di calunnia, per avere accusato falsamente i quattro fratelli, arrivando a denunciarli. Sosteneva che essi avrebbero fatto sostituire le serrature degli immobili in questione, per prenderne possesso.