Muore in carcere dopo aver lamentato dolori addominali, condannati due medici


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Si conclude con la condanna di due medici, il processo sulla morte di un detenuto nel carcere di Borgo San Nicola.

Il gup Carlo Cazzella, al termine del rito abbreviato, ha ritenuto P.B., 47enne di Casarano e A.M.E., 67enne di Lecce, in servizio in carcere all’epoca dei fatti, colpevoli del reato di omicidio colposo. I due imputati sono stati condannati a 4 mesi ciascuno, con sospensione della pena.

Sono assistiti dagli avvocati Vincenzo ed Antonio Venneri e Mario Ingrosso, i quali hanno invocato l’assoluzione e che una volta depositate le motivazioni della sentenza (entro 60 giorni), presenteranno ricorso in Appello.

Invece, è stato assolto G.E.M., 45 anni di Nardò, difeso dall’avvocato Vincenzo Perrone.

Il pm Francesca Miglietta ha invece invocato la condanna a 9 mesi per il solo P.B. chiedendo anche la restituzione degli atti alla Procura per la falsa testimonianza di un infermiere.

Il giudice, al termine del processo, ha anche disposto una provvisionale di 5 mila euro ed il risarcimento del danno in separata sede, in favore dei familiari della vittima, il 59enne Donato Cartelli, originario di Uggiano La Chiesa, che si erano costituiti parte civile con il legale Andrea Conte.

L’inchiesta

Donato Cartelli è deceduto nel febbraio di quattro anni fa. Il detenuto stava scontando una condanna di nove anni per reati contro la persona. L’uomo morì nel giro di pochi giorni, dopo aver lamentato fitte allo stomaco e cali di pressione.

Secondo quanto sostenuto dalla Procura, A.M.E., richiedeva per il detenuto l’effettuazione  dell’esame di esofago-gastro-duodenoscopia, senza informarlo dei gravi rischi connessi in caso di mancata  sottoposizione a tale esame, che effettivamente non venne mai eseguito dal paziente.

P.B. ed A.M.E., invece, durante due visite mediche, nonostante il detenuto lamentasse dolori addominali, avrebbero omesso di disporre un nuovo esame di esofago-gastro-duodenoscopia, limitandosi  a prescrivere delle cure generiche. Invece, il solo P.B. nonostante un quadro clinico grave, avrebbe prescritto a Cartelli solo l’assunzione di un vasocostrittore, senza procedere a ricovero e ad una nuova rilevazione della pressione. Ed in data 19 febbraio del 2016, Donato Cartelli moriva in carcere a causa di uno schock emorragico.

Inizialmente, il pm Francesca Miglietta, chiese l’archiviazione. Il gip Carlo Cazzella, però accogliendo la richiesta dei familiari, dispose l’imputazione coatta dei tre medici in servizio presso il carcere di Lecce.