Condanna all’ergastolo per Rocco Pierri, accusato di avere strangolato Maurizio D’Amico, nel lontano 2001, all’interno della sua abitazione in una cittadina svizzera.
La Corte d’Assise di Lecce, (presidente Pietro Baffa, a latere Francesca Mariano e giudici popolari) ha inflitto la pena del carcere a vita nei confronti del 45enne originario di Casarano, ma residente a Miggiano, per il reato di omicidio volontario aggravato.
I giudici hanno dunque accolto la richiesta del pubblico ministero Francesca Miglietta.
Inoltre, la Corte ha disposto il risarcimento del danno in separata ed una provvisionale di 50mila euro ciascuno, per i genitori ed altri familiari della vittima, Maurizio D’Amico, 26enne di Carpignano Salentino, che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Sebastiano Vetromile.
I giudici hanno invece dichiarato estinto il reato di furto aggravato, per intervenuta prescrizione.
Rocco Pierri è assistito dagli avvocati Tommaso Stefanizzo ed Ester Nemola. La difesa ha invocato l’assoluzione di Pierri, ritenendo il processo puramente indiziario e sottolineando la mancanza di prove e di un movente valido. I legali, una volta depositate le motivazioni della sentenza ( entro 15 giorni), presenteranno ricorso in Appello.
Nel corso della propria requisitoria, il pm Miglietta ha indicato come “prova regina” della colpevolezza di Pierri, il rinvenimento del profilo genetico sugli oggetti usati per commettere il delitto: sul foulard utilizzato per strangolare D’Amico, sui frammenti di nastro adesivo e sulla maniglia del sacco di plastica usato per soffocare la vittima. E fu proprio la prova del Dna a incastrare Pierri.
Egli è accusato del delitto, avvenuto nella notte tra il 16 ed il 17 settembre di vent’anni fa, di Maurizio D’Amico con cui coabitava nella cittadina svizzera di Adliswill, in provincia di Zurigo. Pierri, nello specifico, in concorso con un’altra persona non identificata, dopo aver legato ed imbavagliato D’Amico con delle bande adesive lo avrebbe strangolato con una sciarpa intorno al collo, per poi infilarne il capo in una busta di plastica che chiudeva con bande adesive e appiccare il fuoco al letto dove egli giaceva. L’imputato è accusato di essersi impossessato della carta bancomat del suo coinquilino dopo averlo ucciso, sottraendola dall’appartamento dove abitavano, per poi tentare di prelevare 300 franchi svizzeri da uno sportello bancario (così come dimostrerebbero le immagini registrate dalla telecamera).
L’arresto
La polizia elvetica aveva spiccato, nei confronti di Pierri, un ordine di arresto internazionale il 2 novembre del 2001. Fu arrestato in Italia, il giorno di Natale del 2012 dopo un controllo degli agenti di polizia del Commissariato di Taurisano.