Arriva la condanna a 10 anni di reclusione ed al pagamento di una multa di 26mila euro per l’anziano accusato di avere adescato dei ragazzini con piccoli regali, costringendoli a soddisfare le proprie perversioni sessuali all’interno di un casolare. La sentenza è stata emessa dal gup Alessandra Sermarini, al termine del processo con il rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo), nei confronti di A.S., 70enne di Taviano.
Non solo, poiché il giudice ha disposto il risarcimento del danno in separata sede, in favore dei genitori e di alcune vittime di abusi sessuali che si erano costituiti parte civile con gli avvocati: Angelo Valente, Alessandra Valente, Letizia Di Mattina, Rocco Caputo e Paola Cornacchia.
Il giudice ha disposto anche una serie di provvisionali per un valore complessivo di oltre 130 mila euro.
E poi, è stata disposta l’intenzione perpetua dai pubblici uffici per A.S.
In precedenza, al termine della requisitoria, il pm Simona Rizzo ha invocato la stessa pena.
L’imputato, difeso dall’avvocato Carlo Portaccio, potrà presentare ricorso in Appello.
Sarebbero cinque complessivamente le vittime di abusi sessuali, per mano dell’anziano. Si trattava di soggetti vulnerabili che non erano in grado di opporsi agli istinti perversi di un uomo di 70 anni. L’anziano forniva loro uno “spazio” dove giocare a carte, mangiare pizze e panini, fumare sigarette, facendo leva sul loro sentimento di aggregazione. E in cambio chiedeva un prezzo assai alto, al quale le vittime non erano in grado di opporsi. Difatti, come emerso nel corso delle indagini, il tavianese li avrebbe condotti presso un casolare e al suo interno avrebbe compiuto nei loro confronti atti sessuali. Non solo, è stato trovato in possesso di materiale pedopornografico.
Ricordiamo che nei mesi scorsi, il gip Giulia Proto ha emesso un’ordinanza di arresto in carcere, nei confronti di A.S., come richiesto dal pm Stefania Mininni. Il 70enne si trova, tuttora, dietro le sbarre del penitenziario di Borgo San Nicola.
L’altra inchiesta “parallela”
Il 70enne è lo stesso uomo che venne arrestato circa 40 anni fa e poi condannato con l’accusa di tentata estorsione. A.S. telefonava ai genitori di Mauro Romano chiedendo loro denaro in cambio di notizie sul figlio di cui si erano perse le tracce.
E dopo la riapertura delle indagini sul caso del piccolo Mauro, A.S. come atto dovuto in vista dei necessari accertamenti investigativi, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.