Si conclude con due condanne il processo relativo all’inchiesta “Buste Pulite” su mazzette in cambio di favori che vedeva sul banco degli imputati, la responsabile dell’ufficio assistenza protesi della Asl di Lecce ed un rappresentante di protesi.
Al termine del processo con il rito abbreviato, il gup Cinzia Vergine ha inflitto: 6 anni e 8 mesi per Carmen Genovasi, 46 anni di San Pietro in Lama (chiesti 7 anni e 4 mesi) e 4 anni e 6 mesi per Giuseppe Bruno, 57enne di Collemeto (6 anni). I due imputati sono stati condannati per due episodi di corruzione e assolti dal reato di turbativa asta, perché il fatto non sussiste.
Il giudice ha disposto anche il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede, in favore dell’Asl di Lecce che si era costituita parte civile, in una scorsa udienza, con l’avvocato Massimo Manfreda.
Non solo, poiché il gip Vergine ha disposto la confisca della somma di 31.550 euro nei confronti della Genovasi e di 10.850 per Bruno.
E infine, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione e l’estinzione del rapporto di impiego, nei confronti della Genovasi e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni nei confronti di Bruno.
Il collegio difensivo
La Genovasi è difesa dagli avvocati Sabrina Conte e Stefano De Francesco. Invece, Giuseppe Bruno, 57enne di Collemeto è difeso dagli avvocati Carlo Caracuta e Luigi Rella. Il collegio difensivo, una volta depositate le motivazioni della sentenza ( entro 90 giorni), presenterà ricorso in Appello.
Invece, altri due imputati hanno già patteggiato la pena, davanti al gup Simona Panzera. Si tratta dell’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni leccese (3 anni e 6 mesi), difeso dagli avvocati Amilcare Tana e Vincenzo Licci e la rappresentante di protesi Monica Franchini, 49 anni, di Lecce (2 anni, con pena sospesa), difesa dall’avvocato Luigi Covella.
I quattro imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A. e falso ideologico continuato in atto pubblico.
Gli arresti
Nel giugno del 2020, i militari del Gico hanno compiuto un blitz nell’Ufficio protesi, all’ex ospedale in piazzetta Bottazzi, dove il rappresentante di protesi sarebbe stato sorpreso mentre consegnava alla funzionaria 850 euro in cambio, di prescrizioni già autorizzate da portare poi all’Asl di Lecce per l’incasso. E poche ore dopo, sono stati eseguiti quattro arresti nell’inchiesta “Buste Pulite”. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Lecce, infatti, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del gip Giovanni Gallo per Carmen Genovasi e per Giuseppe Bruno. Ed agli arresti domiciliari, nei confronti dell’imprenditore Pietro Bonetti e della rappresentante di protesi Monica Franchini.
La Genovasi e Bruno, nelle scorse settimane, hanno ottenuto gli arresti domiciliari.
Le accuse
Le indagini parlano di un rapporto corrotto tra la funzionaria e alcuni imprenditori del settore protesi (ausili ortopedici e audiometrici), basato sullo scambio di denaro e altre regalie. Secondo gli investigatori, la funzionaria assegnava le pratiche ai singoli imprenditori direttamente, di fatto ignorando il diritto del paziente di scegliere le protesi, spesso pagandole più del dovuto o fornendo ausili non esattamente adeguati alle necessità.
Oltre al denaro contante, i finanzieri hanno documentato numerose altre utilità scambiate al fine di ottenere le pratiche di assegnazione delle pubbliche forniture, tra cui la falsa assunzione del marito della funzionaria da parte di un imprenditore, poco tempo dopo licenziato per ottenere il beneficio dell’“indennità di disoccupazione”, un aspirapolvere del valore di 200 euro, caciotte, uno smartphone del valore di 1.100 euro, nonché i D.P.I. (dispositivi di protezione individuale), difficilmente reperibili e venduti a peso d’oro durante il blocco totale del Paese dovuto all’emergenza epidemiologica.
L’altro troncone d’indagine
Proseguono le indagini relativi ad una costola dell’inchiesta. Sono indagati a piede libero: il politico Fabio Campobasso, 52 anni di Lecce, attualmente coordinatore cittadino di “Voce popolare” e marito della Franchini. E poi G. R., 46 anni di San Pietro in Lama, marito della Genovasi; V. S., 52enne di Presicce-Acquarica del Capo; M. B., 30enne di Lecce.