Danno ambientale per il commercio di cetrioli di mare: otto persone sotto processo


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Finiscono sotto processo otto persone, accusate dell’asportazione delle oloturie dai fondali marini.

Il gup Cinzia Vergine, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio i proprietari di sette pescherecci: D.B. 48 anni; C.C. 51 anni; P.C. 54 anni ; G.F. 34 anni; LF. 43enne ( tutti di Gallipoli); S.D. A. e G.G.S. entrambi 50enni di Nardò. E poi il titolare di una ditta specializzata nel commercio della pregiata specie, D.Q. 37 anni di Gallipoli.

Dovranno presentarsi il 10 gennaio prossimo dinanzi al giudice monocratico e rispondono del reato di inquinamento ambientale per aver cagionato un significativo deterioramento del tratto di mare nel luogo in cui le oloturie furono asportate.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Luca Laterza, Francesco Fasano, Federico Piro, Stefano Pati, Biagio Palumbo, Emanuele Simone, Massimo Cavuoto, Tommaso Mandoi.

L’inchiesta

Le indagini coordinate dal Procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, portarono al sequestro (per evitare il protrarsi della cattura abusiva della specie protetta) nel novembre del 2016– disposto dal GIP Alcide Maritati – di sette imbarcazioni, nonché dei locali in uso ad una società con sede a Gallipoli, utilizzati per lo stoccaggio e la lavorazione degli organismi marini.

Le operazioni, sono state eseguite in modalità congiunta da militari della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza di Gallipoli.

Le indagini traggono origine dal sequestro di circa 11 tonnellate di oloturie (i cosiddetti cetrioli di mare), ritrovate il 15 dicembre 2015 su un autoarticolato fermato per un controllo lungo la strada provinciale Lecce-Gallipoli. Ne scaturì un accurato approfondimento investigativo – condotto tramite numerosi controlli presso alcune società cooperative di Gallipoli, Vernole, Melendugno, Lecce e Castro – ma anche in aziende con sede nella provincia di Brindisi e Taranto. All’esito delle operazioni venne accertata la commercializzazione di circa 200 tonnellate di oloturie di mare.

Dagli elementi ricostruiti è emersa l’esistenza di un sistema in cui la massiccia cattura di oloturie fosse finalizzata alla vendita a società greche, che, a loro volta, le destinavano ai mercati asiatici nei quali risulta elevata la richiesta di questa specie utilizzata per finalità cosmetiche, oltre che alimentari.